mercoledì 21 ottobre 2020

venerdì 22 maggio 2020

SONO VERAMENTE SCRITTORI?


Forse ho fatto la scoperta dell’acqua calda, non saprei…ma navigando su internet ho scoperto persone che offrono costosissimi corsi di Self Publishing su Amazon e che insegnano a guadagnare lauti compensi (così dicono loro) anche a chi non ha mai scritto una riga in vita sua.
In buona sostanza, il meccanismo è il seguente: vi sono dei servizi a pagamento che, per qualche centinaia di euro, scrivono per te un libricino (solitamente non sono di molte pagine, poco più di venticinque), direttamente in lingua inglese (preferibilmente l’inglese parlato in America per avere più pubblico) creando una copertina accattivante e fornendoti le istruzioni per l’uso, ovvero come trovare le migliori parole chiave per fare in modo che il libro venga rintracciato facilmente dal motore di ricerca interno di Amazon e a quale prezzo metterlo in vendita (solitamente pochissimi dollari).
In pratica, il presunto autore, non ha scritto una parola e solitamente non è neanche a conoscenza del contenuto del suo libro. Per lui è solo un modo per fare affari.
Intendiamoci, è tutto legale e da quello che so Amazon cerca di arginare, per quanto possibile, il fenomeno che comunque è in piena crescita.
Tra l’altro, Amazon sta cercando di arginare anche un altro fenomeno altrettanto deleterio ovvero quello delle false recensioni.
Questo perché vi sono dei modi per aggirare Amazon (che comunque si difende molto bene ed esercita un controllo severo su questo aspetto) e scrivere delle bellissime recensioni su un determinato libro oppure, cosa ancora più squallida, scrivere appositamente delle recensioni negative nei confronti di uno scrittore emergente per fargli crollare le vendite.
Ecco, scusate lo sfogo, ma tutto questo, mi chiedo e vi chiedo, cosa ha a che fare con la scrittura? Queste persone che pubblicano libri su commissione in una lingua che non conoscono, possono essere considerati scrittori indipendenti?
Per nostra fortuna il fenomeno è principalmente circoscritto al mercato in lingua inglese, sempre per il motivo che ormai l’inglese è la lingua più parlata al mondo e si possono raggiungere un’infinità di potenziali clienti, ma questi soggetti possono definirsi scrittori?
Per quanto mi riguarda so per esperienza che scrivere un libro (io al momento ne ho scritti due DENTRO LA TANA DEL LUPO E L’ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO, entrambi pubblicati su Amazon sia in formato cartaceo che Kindle) e posso assicurarvi che è veramente molto molto impegnativo.
Devi metterti davanti al computer molte ore al giorno e faticare tantissimo anche perché, se vuoi veramente essere indipendente, devi leggere e rileggere la bozza, correggere eventuali errori di battitura, formattarla secondo certi criteri molto diversi tra il formato cartaceo e quello elettronico, e così via.
Per oggi mi fermo qui. Sarò lieto di avere dei vostri pareri in merito a quello che ho scritto. Un saluto a tutti e buona giornata.



sabato 16 maggio 2020

L'ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO

Who were the Arditi? In what historical context were they created and what were their tasks? Were they so crucial during the two world wars? And again, can one die at the age of twenty-five mowed down by a barrage of machine gun after the war has ended? Could the Battle of Monte Casale have been avoided? And how? The author tries to answer these and other questions by taking inspiration from the heroic sacrifice of his uncle Erigo Benedetti, an Ardito who died in battle on the afternoon of 30 April 1945 and decorated with the Silver Medal for Military Valor to the Memory. His uncle died in the battle of Monte Casale and had the time, before expiring, to launch a last loud cry: "Long live Italy".
(Italian version)

Available on Amazon in Kindle format and in paper format.

DENTRO LA TANA DEL LUPO

This book, previously published under the title "Darkness, light and forgiveness" and written by Stefano Innocentini, is now re-proposed with a new title and some changes inside it. The author, in telling the story of his life, a series of questions arises starting with the principal: can the family become the lair of their tormentors for a child? And again: is it possible that for years and years, since childhood, a child has found himself totally alone and in the hands of parents that defining violence is little? Why has no one ever intervened to stop this daily massacre? What harmful consequences have these daily gestures of true cowardice had on the boy's physique and psyche? It is a sincere, true book, at times raw and precisely for these characteristics, the reader who will be called to deal with a reality that perhaps never imagined that it could exist. (Italian version).

Available on Amazon in Kindle format and in paper format.

mercoledì 29 aprile 2020

ORIANA FALLACI


Buongiorno amiche e amici del gruppo Leggere & Scrivere,
ieri ho voluto fare alcune riflessioni su un grande del giornalismo italiano ovvero Tiziano Terzani.
Il post è stato visto da 26 iscritti e ha ricevuto 7 MI PIACE.
Considerato che il gruppo è appena agli inizi e conta, al momento, complessivamente 71 membri, direi che un po’ di interesse lo abbia suscitato.
Sinceramente mi avrebbe fatto piacere che qualcuno interagisse scrivendo un commento, anche breve, ma che sicuramente avrebbe arricchito la discussione a beneficio di tutti gli iscritti.
Ad ogni buon conto, questa mattina desidero parlare di un’altra giornalista e scrittrice che a me è sempre piaciuta molto e della quale ho letto praticamente tutti si suoi libri.
Mi riferisco a Oriana Fallaci, nata a Firenze il 29 giugno 1929 e deceduta sempre a Firenze il 15 settembre 2006.
Notoriamente di carattere difficile e determinato, ha vissuto una vita decisamente avventurosa in quanto, sin da ragazza, partecipò alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale.
Ebbe un ruolo di primo piano nel corso della rinascita culturale e politica della Grecia dove conobbe importanti personalità della resistenza tra cui Alexandros Panagulis con il quale ebbe anche una relazione.
Prese delle posizioni ferme contro l’Islam in particolare dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York (città dove in quel momento si era trasferita a vivere).
Instancabile scrittrice, tra le sue opere troviamo le seguenti:
Se nascerai donna - La Luna di Oriana - L'Italia della dolce vita - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno - Solo io posso scrivere la mia storia. Autoritratto di una donna scomoda - Lettera a un bambino mai nato - Un uomo - I sette peccati di Hollywood - La rabbia e l'orgoglio - Oriana Fallaci intervista se stessa. L’Apocalisse - La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria - Viaggio in America - Penelope alla guerra - 1968. Dal Vietnam al Messico. Diario di un anno cruciale – Insciallah - Intervista con la storia – La forza della ragione - Se il Sole muore - Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam - Niente e così sia - Gli antipatici - Il mio cuore è più stanco della mia voce - Quel giorno sulla Luna – Un cappello pieno di ciliege – Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna - Saigon e così sia - Intervista con il potere - La Luna di Oriana.
Per quanto mi riguarda, ho letto quasi tutti i suoi libri e mi ha sempre affascinato il suo tono deciso, diretto e schietto.
Senza tanti giri di parole arrivava dritta alla questione e lo faceva coinvolgendo il lettore che, almeno nel mio caso, veniva letteralmente rapito dalla storia e dal modo di raccontarla.
Compiti della giornata: se vi piace questo Post cliccate pure su MI PIACE e coinvolgete amici, parenti e conoscenti condividendolo.
Però, a mio modesto avviso, la cosa più carina da fare è quella di scrivere un commento, magari anche breve, per esternare la vostra posizione, il vostro pensiero in merito alla scrittrice Oriana Fallaci, il tutto sempre nel massimo rispetto della persona e di chi ci legge.

Stefano



#orianafallaci #giornnalista #scrittrice






martedì 28 aprile 2020

TIZIANO TERZANI


Questo pomeriggio vorrei fare alcune riflessioni su un grande del giornalismo italiano. Mi riferisco a Tiziano Terzani che è stato, oltre che giornalista e inviato di guerra, anche un prolifico scrittore italiano.
Nato a Firenze il 14 settembre 1938 è deceduto a Orsigna il 28 luglio 2004 e, tra le sue numerosissime opere, possiamo citare: Lettere contro la guerra - Un indovino mi disse - In Asia - Buonanotte, signor Lenin - La porta proibita - La fine è il mio inizio – Fantasmi - Pelle di leopardo - Un’idea di destino - Un mondo che non esiste più - Un altro giro di giostra –  In America. Cronache da un mondo in rivolta - Un’ idea di destino. Diari di una vita straordinaria - Il pensiero irriducibile - Le parole ritrovate. Nel mondo, dentro l'anima.- Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia - Anam il senza nome - Mustang. Un viaggio - La porta proibita.
Devo ammettere di aver conosciuto Terzani con un po’ di ritardo, quando già era stato colpito da un male incurabile (così si dice quando non vogliamo usare il vero termine ovvero cancro forse perché ci terrorizza un pochino).
La cosa che mi ha colpito di più è stata la grande forza di quest’uomo che, una volta scoperto il suo male, lo ha usato per fare un lungo viaggio dentro se stesso, durato circa cinque anni continuando a scrivere libri con i quali ha cercato di trasmettere una ritrovata serenità e pace arrivando a definirsi un Anam ovvero un Senza nome.
Questa scelta non è stata casuale in quanto lui stesso disse che lo aveva scelto proprio perché, dopo una vita trascorsa a farsi un nome, poteva negli ultimi anni della sua vita, rallentare la corsa e ricominciare in un certo senso daccapo, senza la frenesia di diventare famoso e cercando di trasmettere ai suoi amici, familiari e lettori i veri valori della vita.
Frequentatore assiduo dell’Asia, e del Tibet in particolare, non si è mai voluto definire Buddhista anzi, ha sempre aborrito l’usanza, tutta occidentale, di andare a trovare se stessi in luoghi lontani quando invece, per parlare dell’Italia, abbiamo tantissime chiese dove poter trovare un po’ di pace.
Tra l’altro non mi risulta che fosse credente ma queste considerazioni sono le stesse fatte in più occasioni dallo stesso Dalai Lama che ha sempre messo in guardia chi cerca una via spirituale fuori dal contesto natio in quanto, sempre secondo il Dalai Lama, la religione non è solo pregare ma anche il risultato di usi e costumi di un popolo e per tale motivo, tranne naturalmente delle rare eccezioni, la cosa migliore è sempre quella di valorizzare la spiritualità con la quale siamo cresciuti.
Fatte queste lunghissime premesse, mi farebbe piacere innanzitutto sapere se avete letto qualcuno dei libri di Terzani (io li ho praticamente divorati quasi tutti) e cosa ne pensate della scelta di utilizzare gli ultimi anni della propria vita per fare un viaggio interiore al fine di ritrovare una serenità da lasciare anche in eredità ai propri familiari.
Attendo i vostri commenti e vi auguro una buona serata.

Stefano






#leggereescrivere #imieilibri #tizianoterzani


domenica 26 aprile 2020

IL NOME DELLA ROSA


In questi giorni di “riposo forzato” dovuto alle misure restrittive a seguito del rischio contagio dal virus Coviid-19, mi sto dedicando alla lettura (o, in alcuni casi rilettura) di numerosi libri tra i quali, il famosissimo romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”, edito per la prima volta da Bompiani nel 1980.
Per chi non lo sapesse, l'opera è ambientata sul finire dell'anno 1327, e la vicenda narrata si svolge all'interno di un monastero benedettino del Piemonte ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica.
Il romanzo è stato tradotto in oltre quaranta lingue con oltre cinquanta milioni di copie vendute in trent'anni e ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
Di questo romanzo è stato tratto un film nel 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud e una recentissima serie televisiva in quattro puntate.
Proprio ieri pomeriggio, mentre lo leggevo, sono incappato in alcune pagine che mi hanno fatto riflettere non poco in quanto, con parole chiare e semplici, l’autore espone l’argomento della pedofilia all’interno dei monasteri.
A scanso di equivoci, desidero chiarire sin d’ora che io sono cattolico, credente e praticante (o almeno faccio il possibile per esserlo, con tutti i miei umani limiti).
Ma quando si parla di pedofilia nella chiesa mi trovo sinceramente spiazzato anche perché ritengo che un male così profondo debba essere estirpato alla radice. Soprattutto mi sono sempre chiesto, forse ingenuamente, come mai alcuni sacerdoti che non riescono a mantenere il voto di castità, si dedichino a una turpe pratica come questa piuttosto che andare a cercare un affetto o una sessualità con una donna.
Preferisco per il momento fermarmi qui e far parlare Umberto Eco citando un breve passo proprio tratto dal “Il Nome della Rosa”.
Saranno gradite opinioni e consigli che però, lo dico subito, dovranno comunque essere scritte nel pieno rispetto delle persone coinvolte e delle istituzioni. Non saranno accettate critiche o denunce nei confronti di persone specifiche (per questo ci sono le forze dell’ordine e i tribunali).
Ecco il passaggio che mi ha colpito:
“Berengario era consumato, ormai molti tra i monaci lo sapevano, da un’insana passione per Adelmo, la stessa passione i cui nefasti la collera divina aveva colpito a Sodoma e Gomorra.
Così Bencio si espresse, forse per riguardo alla mia giovane età.
Ma chi ha vissuto la propria adolescenza in un monastero sa che, ancorché si sia mantenuto casto, di tali passioni ha ben sentito parlare, e talora ha dovuto guardarsi dalle insidie di chi ne era schiavo.
Monacello com’ero non avevo già ricevuto io stesso, a Melk, da un monaco anziano, cartigli con versi che di solito un laico dedica a una donna?
I voti monacali ci tengono lontani da quella sentina di vizi che è il corpo della femmina, ma spesso ci conducono vicinissimi ad altri errori. Posso infine nascondermi che la mia stessa vecchiaia è ancora oggi agitata dal demone meridiano quando mi accade di attardare il mio sguardo, in coro, sul volto imberbe di un novizio, puro e fresco come fanciulla?
Dico queste cose non per mettere in dubbio la scelta che ho fatto di dedicarmi alla vita monastica, ma per giustificare l’errore di molti a cui questo santo fardello risulta pesante. Forse per giustificare il delitto orribile di Berengario.
Ma pare, secondo Bencio, che questo monaco coltivasse il suo vizio in modo ancora più ignobile, e cioè usando le armi del ricatto per ottenere da altri quanto la virtù e il decoro avrebbero dovuto sconsigliar loro di donare.
Dunque da tempo i monaci ironizzavano sugli sguardi teneri che Berengario lanciava ad Adelmo, che pare fosse di grande avvenenza.
Mentre Adelmo, totalmente innamorato del suo lavoro, dal quale soltanto pareva trarre diletto, poco si prendeva cura della passione di Berengario.
Ma forse, chi sa, egli ignorava che l’animo suo, nel profondo, lo inclinava alla stessa ignominia.
Fatto sta che Bencio disse di aver sorpreso un dialogo tra Adelmo e Berengario, in cui Berengario, alludendo a un segreto che Adelmo gli chiedeva di svelargli, gli proponeva il turpe mercato che anche il lettore più innocente può immaginare.
E pare che Bencio udisse dalle labbra di Adelmo parole di consenso, quasi dette con sollievo.
Come se, ardiva Bencio, Adelmo altro in fondo non desiderasse, e gli fosse bastato trovare una ragione diversa dal desiderio carnale per acconsentire. Segno, argomentava Bencio, che il segreto di Berengario doveva riguardare arcani della sapienza, così che Adelmo potesse nutrire l’illusione di piegarsi a un peccato della carne per accontentare una voglia dell’intelletto. E, aggiunse Bencio con un sorriso, quante volte lui stesso non era agitato da voglie dell’intelletto così violente che per accontentarle avrebbe acconsentito ad assecondare voglie carnali non sue, anche contro la voglia carnale sua stessa.
“Non ci sono momenti,” chiese a Guglielmo, “in cui voi fareste anche cose riprovevoli per avere tra le mani un libro che cercate da anni?”
“Il saggio e virtuosissimo Silvestro II, secoli fa, diede in dono una sfera armillare preziosissima per un manoscritto, credo, di Stazio o Lucano,” disse Guglielmo. Aggiunse poi, prudentemente: “Ma si trattava di una sfera armillare, non della propria virtù.” Bencio ammise che il suo entusiasmo lo aveva trascinato oltre, e riprese il racconto. La notte prima che Adelmo morisse, egli aveva seguito i due, mosso dalla curiosità. E li aveva visti, dopo compieta, avviarsi insieme al dormitorio. Aveva atteso a lungo tenendo socchiusa la porta della sua cella, non lontana dalla loro, e aveva visto chiaramente Adelmo scivolare, quando il silenzio era calato sul sonno dei monaci, nella cella di Berengario. Aveva ancora vegliato, senza poter prendere sonno; sino a che aveva udito la porta di Berengario che si apriva, e Adelmo che ne fuggiva quasi di corsa, con l’amico che cercava di trattenerlo. Berengario lo aveva seguito mentre Adelmo scendeva al piano inferiore. Bencio li aveva seguiti cautamente e all’imbocco del corridoio inferiore aveva visto Berengario, quasi tremante, che schiacciato in un angolo fissava la porta della cella di Jorge. Bencio aveva intuito che Adelmo si era gettato ai piedi del vecchio confratello per confessargli il suo peccato. E Berengario tremava, sapendo che il suo segreto veniva svelato, sia pure sotto il sigillo del sacramento”.


Come detto, attendo commenti e mi raccomando…fate iscrivere anche i vostri amici a questo gruppo. Più siamo e più condividiamo esperienze, pensieri e opinioni.
Un abbraccio
Stefano






#ilnomedellarosa #pedofilia #castita

venerdì 24 aprile 2020

I CONSIGLI DI JACK LONDON PER GLI SCRITTORI ESORDIENTI

E allora tu, giovane scrittore, hai qualcosa da dire o credi soltanto di avere qualcosa da dire?
Se ce l’hai, nulla potrà impedirti di dirlo.
Se pensi con chiarezza scriverai con chiarezza.
Se i tuoi pensieri sono meritevoli, altrettanto meritevole sarà la tua scrittura.
Ma se il tuo modo di esprimerti è scadente, è perché i tuoi pensieri sono scadenti; se è limitato, è perché tu sei limitato.
Se hai le idee confuse e ingarbugliate, come puoi aspettarti di esprimerle con lucidità?
Se le tue conoscenze sono scarse o poco sistematiche, come possono le tue parole essere chiare e logiche?
E senza il robusto sostegno di una filosofia operativa come puoi fare ordine nel caos?
L’unico modo per conquistarsi questa filosofia è cercarla estraendo dalla conoscenza e dalla cultura del mondo i materiali che vanno a comporla.
Devi toccare con mano il pulsare profondo delle cose e la somma di tutto questo sarà la tua filosofia operativa con la quale, in seguito, misurerai, soppeserai, valuterai e interpreterai il mondo.
Certo, non puoi aspettarti di dominare l’intero scibile umano ma quel po’ che riuscirai a dominare aumenterà l’efficacia della tua scrittura e nella stessa misura conquisterai l’attenzione dei tuoi simili.
Il tempo, quando dici che non ne hai, vuol dire che non lo utilizzi con economia.
Hai mai imparato a leggere davvero?
Leggi il meglio.
Leggi soltanto il meglio.
Ricorda che sei uno scrittore e per prima cosa, per ultima cosa, per sempre.
Il tempo, se non sei capace di trovare il tempo stai sicuro che il mondo non troverà il tempo per ascoltarti.

www.stefanoinnocentini.it

#JACKLONDON #LEGGERE #SCRIVERE

mercoledì 22 aprile 2020

ANCHE TU AMI SCRIVERE?

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Se anche tu ami scrivere non posso che darti il benvenuto (o la benvenuta) in questa che vuole essere una semplice e pacata riflessione.
Non conoscendoti, posso semplicemente partire dalla mia esperienza di scrittura e dalle profonde motivazioni che mi spingono a scrivere praticamente da sempre.
Sin da piccolino, alle scuole elementari, eccellevo nei temi nei quali mi sbizzarrivo a scrivere storie, spesso anche divertenti, al punto che, alla terza elementare (stiamo parlando degli anni ’60), il Maestro (che se non ricordo male si chiamava Dante) parlò molto bene di me al Preside e, dopo l’aver scritto un tema lungo e divertente, volle che lo leggessi a tutta la classe.

Qualcosa di analogo capitò all’esame di maturità dove, in una delle prove scritte (un tema di cultura generale), presi il massimo dei voti e ricevetti i complimenti della commissione ministeriale.

Però c’è da dire che, al di là dello scrivere, la passione principale, la vera base, è sempre stata la lettura.

Faccio fatica a capire come mai in questo periodo fanno la comparsa tanti scrittori (o aspiranti tali) che in vita loro non hanno mai letto un libro o, se ne hanno letto qualcuno, lo hanno fatto svogliatamente e in via del tutto eccezionale.

La lettura rappresenta le fondamenta della scrittura e chiunque ami scrivere deve sempre tenere a mente questo parallelo.

Tornando a me e facendo un salto nel tempo, essendo stato per oltre trent’anni un affermato sindacalista a livello nazionale nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, lo scrivere è divenuto quasi una professione in quanto un sindacalista, se vuole essere un bravo professionista, non può e non deve limitarsi a saper condurre un’assemblea oppure un convegno. Deve anche scrivere, scrivere e ancora scrivere.

Nel mio caso, negli anni ’90, sono stato direttore responsabile del periodico del sindacato autonomo CONFSAL-UNSA Beni Culturali e, in tale veste, sono stato iscritto all’Ordine dei Giornalisti.

Peraltro, sempre in quel periodo, alcuni miei scritti furono pubblicati su Quotidiani nazionali come, ad esempio, Il Sole 24 Ore.

In una fase successiva della mia vita ho poi scritto il mio vero e proprio libro autobiografico (adesso in vendita su Amazon con il titolo “Dentro la tana del lupo”) e inoltre, un libro in memoria di mio zio Erigo Benedetti, deceduto nel corso dell’ultimo scontro armato tra le forze italiane e quelle tedesche a guerra ormai terminata.

Anche questo libro è in vendita su Amazon e si intitola “L’ultima battaglia di un Ardito”.
Fatte queste premesse, torniamo alla domanda principale: anche tu ami scrivere? E per quale motivo?

Lo fai solo per il piacere di poter vedere la tua fatica in una libreria oppure perché hai sentito il bisogno interiore di mettere nero su bianco una storia, delle sensazioni, delle opinioni?
Penso che ciascuno di noi abbia un talento che deve essere coltivato. C’è che ama scrivere, chi ama suonare uno strumento, chi ama dipingere, etc.

Quindi la mia convinzione è che praticamente tutti noi esseri umani abbiamo un talento da coltivare e, se il tuo talento è la scrittura, allora che ben venga e il mio consiglio è di coltivarlo sempre, giorno dopo giorno.

Se però lo fai perché pensi che sia una facile strada per la notorietà o la ricchezza, allora devo darti una brutta notizia: per uno scrittore di fama ce ne sono centinaia (magari anche molto bravi) che però non riescono a decollare e questo per milioni di motivazioni.

La strada della scrittura è una strada meravigliosa e che potrà darti tanto ma, questo è almeno il mio consiglio, se sei all’inizio e non sei un nome conosciuto, non ti aspettare che in poco tempo centinaia di persone leggeranno la tua opera.

Naturalmente te lo auguro ma sappi che la vera fatica non è solo quella di scrivere ma è rappresentata da tutti i passaggi successivi che hanno lo scopo di farti conoscere a un pubblico sempre più vasto come ad esempio presentazioni o partecipazione a concorsi letterari (ve ne sono per varie categorie come ad esempio narrativa e poesia e anche specifici per scrittori esordienti).

Termino con il farti i miei più calorosi auguri per il tuo futuro.
Stefano





IL PUNTO DELLA SITUAZIONE



 Sono passate ormai alcune settimane da quando ho aperto la pagina Facebook denominata “I miei libri” e rintracciabile a questo link:


Ho avuto il piacere di raggiungere migliaia di persone che hanno interagito mettendo un “Mi piace” oppure scrivendo un commento o, in ultimo, condividendo la pagina (cosa che io reputo veramente importante perché è giusto che le informazioni vengano trasmesse da persona a persona).
La mia riflessione odierna, però, non è tanto basata sul successo della pagina (del quale, come detto, vado orgoglioso) ma sull’utilizzo che se ne fa.
Mi spiego meglio: se la pagina si chiama “I miei libri”, vuol dire semplicemente che è una pagina dedicata alla presentazione dei miei libri e, naturalmente, chiunque può scrivere un parere in merito all’argomento in oggetto.
Ma siamo sicuri che sia una buona tattica quella di scrivere un post ad esempio sul libro “Dentro la tana del lupo” senza prima aver letto il libro?
Oppure arrivare ad oltraggiarsi vicendevolmente per dimostrare via internet di essere al corrente della vita e della storia degli Arditi? (Qui naturalmente appena mi sono accorto dei toni eccessivamente alti ho provveduto a cancellare le ingiurie, Non è questa la pagina giusta e se troverò ancora commenti di stampo razziale o ideologico sarò costretto a segnalare il caso alle autorità competenti),
Perché a questo punto, per pochi euro, non acquistare il libro “L’ultima battaglia di un Ardito” (sempre in vendita su Amazon a prezzi veramente abbordabili) per poi scrivere, successivamente (e ribadisco successivamente) una recensione che possa aiutare gli appassionati di lettura a comprare uno dei due libri?
Di norma è proprio così che si fa. Si legge e successivamente si esprime un’opinione magari direttamente su Amazon.,

Un caro saluto e buona lettura.

Stefano

lunedì 20 aprile 2020

FOLLIA E PREDIZIONE DEL FUTURO PARTE SECONDA

Alcuni giorni fa ho voluto fare un accostamento tra una delle manifestazioni del Disturbo Ossessivo Compulsivo #disturboossessivocompulsivo e la realtà attuale che ci vede tutti impegnati in gesti che prima facevamo in modo alquanto superficiale. Mi riferisco al lavaggio frequente e fatto con la massima attenzione, sia con sapone che con prodotti adeguati con base alcolica, delle mani #lavaggioritualedellemani
Una misura importante che, unita al distanziamento sociale e all’utilizzo delle mascherine, potrebbe essere di ausilio nell’evitare il propagarsi del contagio da Covid-19.
Il senso del mio Post era semplicemente quello di riflettere sul fatto che, persone affette dalla coazione di lavaggi frequenti e rituali, hanno di fatto (e loro malgrado) precorso i tempi anticipando di anni quello che ormai per noi tutti è diventata la normalità.
Oggi desidero parlare di un altro disturbo della sfera mentale che, sempre a mio avviso, dimostra come i cosiddetti “pazzi” forse non lo sono mai stati così tanto poiché alcune delle loro paure irrazionali stanno trovando certezze in questa epoca dove la nostra privacy è continuamente a rischio.
Da piccolo, un amico di infanzia di mio padre, un certo Marco, era affetto da una gravissima forma di manie di persecuzione #maniedipersecuzione e, a causa di ciò, entrava ed usciva dai vari istituti psichiatrici (stiamo parlano degli anni ’60).
Questo Marco, persona cortese, gentile e dotato anche di una buona dose di intelligenza, era fermamente convinto di essere spiato da governi, enti, istituzioni (ad esempio dai servizi segreti) che lo controllavano in ogni suo movimento e sapevano alla perfezione ciò che lui avrebbe detto e fatto.
Mi spiego con un banalissimo esempio: un giorno acquistai per gioco un paio di ricetrasmettitori palmari, comunemente conosciuti come Walkie-talkie e, con mia immensa gioia, li mostrai a Marco nella speranza che magari potesse giocarci con me.
L’avessi mai fatto! «Butta subito quelle radioline» mi redarguì pesantemente. «Non sai che “loro” possono ascoltare tutte le nostre conversazioni e approfittare dei nostri segreti?».
La mia risposta fu alquanto semplice in quanto gli feci notare che le radioline in quel momento erano spente ma non ci fu nulla da fare. La #CIA ci faceva credere che le radioline erano spente ma in realtà lo spionaggio era all’opera e ascoltava tutto.
Ebbene, questo è solo uno dei tanti esempi che potrei portare riguardo alle “stranezze” di una persona affetta in modo grave da questa patologia.
Ma qui arriva la mia riflessione: siamo ormai nell’anno 2020 e l’informatica ha fatto passi da gigante. 
Viviamo con i PC praticamente sempre accesi. Con gli Smartphone che portiamo sempre con noi e con App come WhatsApp,  Messenger  o Skype sempre a portata di mano.
I virus informatici sono all’ordine del giorno e malintenzionati da tutto il mondo sono pronti a cogliere delle falle nel nostro sistema operativo per entrare nei meandri del nostro PC e magari bypassare il nostro sistema di password per prosciugare il nostro conto corrente.
Ecco allora il senso di questa riflessione: fino a che punto Marco era un malato? Sicuramente lo era perché la sofferenza era tanta e quando entrava in crisi non c’era verso di stargli vicino e farlo ragionare ma se vivesse in questa nostra era avrebbe forse tutti i torti nel preoccuparsi?
Chissà, forse anche lui aveva previsto in anticipo quello che poi la tecnologia ha costruito nel corso dei decenni.
Stefano