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domenica 10 marzo 2024

La CONFSAL-UNSA ha celebrato 70 Anni di Impegno Sindacale

Una Storia di Pluralismo e Tutela del Lavoro.

Settanta anni di attività sindacale rappresentano un traguardo significativo per qualsiasi organizzazione,
ma ancor più per una come la CONFSAL-UNSA, che ha costantemente incarnato i valori di pluralismo e tutela del lavoro. Questa federazione sindacale ha mantenuto una posizione di indipendenza e apertura mentale, accogliendo anime e pensieri diversi sotto l'egida di un unico scopo: la difesa dei diritti dei lavoratori.

Fin dalla sua fondazione, l'UNSA ha abbracciato l'idea di un sindacato libero da vincoli ideologici, ponendo al centro delle proprie azioni la tutela dei lavoratori in tutte le loro sfaccettature. Questo approccio inclusivo e rispettoso ha caratterizzato l'operato della CONFSAL-UNSA nel corso degli anni, promuovendo un clima di dialogo e collaborazione tra tutte le componenti della società.

Nel contesto della cultura, il Coordinamento Cultura (ex UNSA BENI CULTURALI) si distingue per il suo impegno nell'assicurare la protezione e la promozione del lavoro nel settore culturale. Guidato con maestria dal Segretario Nazionale Dott. Giuseppe Urbino, il Coordinamento Cultura si è sempre distinto per la sua capacità di ascolto e di adattamento alle mutevoli esigenze del mondo del lavoro nella cultura.

L'apertura mentale e il rispetto del pensiero altrui sono stati i pilastri su cui si è fondata l'azione sindacale della CONFSAL-UNSA. In un'epoca in cui le divisioni ideologiche possono soffocare il dialogo e l'unità d'intenti, questa federazione sindacale ha dimostrato che è possibile costruire consenso e promuovere il benessere dei lavoratori attraverso il confronto costruttivo e il rispetto reciproco.

Nella sua lunga storia, la CONFSAL-UNSA ha affrontato sfide di ogni genere, dalle trasformazioni economiche e sociali agli impatti della globalizzazione. Tuttavia, grazie alla sua visione inclusiva, ha sempre saputo adattarsi ai cambiamenti e perseverare nel suo impegno a favore dei lavoratori.

Guardando al futuro, la CONFSAL-UNSA si impegna a continuare sulla via tracciata, promuovendo una cultura del lavoro basata sulla solidarietà, sull'equità e sulla giustizia sociale. Attraverso il suo pluralismo e la sua determinazione, questa federazione sindacale continuerà a essere un faro di speranza per tutti coloro che lottano per una società più giusta e inclusiva.

In un'epoca caratterizzata da una rapida evoluzione tecnologica, da cambiamenti economici e da sfide ambientali senza precedenti, il ruolo della CONFSAL-UNSA diventa ancora più cruciale. È necessario garantire che i lavoratori non siano lasciati indietro da queste trasformazioni, ma che siano piuttosto al centro di esse, beneficiando dei progressi e partecipando attivamente alla definizione del futuro del lavoro e questo vale ancor di più per il settore culturale dove è necessario riconoscere l'importanza della cultura come motore di sviluppo sociale ed economico.

Non a caso, il Coordinamento Cultura si impegna a garantire condizioni di lavoro dignitose e opportunità di crescita professionale per tutti coloro che operano in questo ambito.





venerdì 22 novembre 2019

ASSEMBLEA CITTADINA, 10 DICEMBRE 2019

ASSEMBLEA CITTADINA, 10 DICEMBRE 2019 
a sostegno INIZIATIVA CONFSAL, PIAZZA MONTECITORIO – ROMA.

Cari Segretari,
continua l’impegno dell’UNSA per i lavoratori delle Funzioni Centrali, Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti pubblici non economici.
Il 10 dicembre la Confederazione sarà in piazza Montecitorio a Roma, dalle ore 10 alle 13.30, a difesa della centralità dei lavoratori e della loro professionalità.
La Confsal-UNSA comunicherà alle singole amministrazioni l’indizione di una Assemblea Cittadina per la data del 10 dicembre al fine di sostenere con forza le nostre rivendicazioni al governo: risorse per i rinnovi contrattuali, per i salari accessori, per la riforma dell’ordinamento professionale, per i Tfr/Tfs al momento del pensionamento senza rate, interessi o attese.
Seguirà a breve nota sulle modalità operative onde consentire la massima partecipazione possibile dei lavoratori in servizio negli uffici presenti nella città di Roma.

Cordialità e saluti.

IL SEGRETARIO GENERALE
   Massimo Battaglia

mercoledì 13 marzo 2019

DIPENDENTI PUBBLICI? SEMPRE PIÙ BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI!!!

Brutti, sporchi e cattivi è il titolo di un famoso film del 1976 diretto da Ettore Scola, con attore protagonista Nino Manfredi.
Il film, che tra l’altro vinse il premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes, è ambientato nelle baraccopoli della periferia di Roma degli anni settanta.
Sembra però che per essere brutti, sporchi e cattivi non sia necessario appartenere al cosiddetto “sottoproletariato” ovvero alla classe sociale economicamente più debole rispetto al proletariato (che già comunque fa parte di uno strato sociale svantaggiato della popolazione).
Per quanto se ne possa dire e parlare male, i dipendenti pubblici (ovvero i servitori dello Stato) lungi dall’avere ancora alcuni privilegi (come ad esempio le baby pensioni) che li hanno visti protagonisti fino a numerosi anni fa (non dimentichiamoci che il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici è stato ormai privatizzato già da moltissimo tempo), si trovano per ironia della sorte addirittura svantaggiati rispetto ai lavoratori di altri settori.
Un esempio su tutti l’indebito ritardo del pagamento del TFR che li costringe ad attendere il proprio Trattamento di Fine Rapporto fino a 51 mesi, tra dilazioni e rateizzazioni.
A tal proposito c’è comunque da segnalare che il 17 aprile 2019 è stata fissata l’udienza della Corte Costituzionale per il ricorso UNSA (Unione Nazionale Sindacati Autonomi) sull’indebito ritardo del pagamento del TFR per i dipendenti pubblici al fine di consentire a questa categoria di lavoratori di vedersi riconoscere il TFR che si sono meritati nella loro carriera, immediatamente all’atto del pensionamento.
Ma la disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e lavoratori di altri settori non si limita a questo.
Infatti, in un momento storico che vede un vero e proprio esodo di pensionati verso Paesi nei quali è possibile pagare nulla o comunque meno tasse, trovandosi di fatto ad avere una pensione più “pesante”, gli ex dipendenti pubblici non possono avere questa possibilità.
L'Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) era l’Ente di riferimento per tutti i dipendenti pubblici che è recentemente confluito nell’ Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
Questa unione però non ha apportato una vera e propria parificazione tra i pensionati in quanto i lavoratori “ex INPDAP” che desiderano prendere la residenza in un Paese estero al fine di avere delle agevolazioni pensionistiche, si trovano nell’impossibilità di coronare questo sogno.
Il problema nasce proprio da una serie di convenzioni internazionali stipulate dal Governo italiano con molti Paesi come ad esempio il Portogallo e la Spagna (per la precisione la meta più gettonata sono le isole Canarie anche per il clima mite tutto l’anno e il costo della vita molto contenuto).
La cosa scandalosa e assurda è però che, nonostante l’unificazione con l’INPS, queste convenzioni non sono state applicate ai lavoratori ex INPDAP.
Le uniche convenzioni al momento esistenti per questa categoria di lavoratori (ovvero ex INPDAP) sono nei confronti dei seguenti paesi: Cile, Senegal, Tunisia e Australia.
Se consideriamo che i lavoratori INPS possono scegliere tra oltre settanta Paesi (molti dei quali europei) che vanno dal Belgio alla Danimarca passando per la Finlandia, la Francia e Malta ci rendiamo conto che la disparità di trattamento è non solo notevole ma a dir poco scandalosa.
Ci vorrà forse un ricorso anche per avere questo sacrosanto diritto?
Speriamo che la ragione prevalga e che qualcosa cambi, soprattutto cambi in fretta.




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