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martedì 26 marzo 2019

IL MIO JUDO

La prima volta che sono salito sulla materassina (tatami, in giapponese) avrò avuto  circa dieci anni.
Ricordo ancora quanto dovetti insistere con i miei genitori che proprio non ne volevano sapere di farmi praticare quello sport all’epoca ancora semi sconosciuto  (erano  gli anni ’60 ) poiché avevano paura che mi potessi fare male.
Nonostante tutto riuscii a spuntarla e con mia immensa gioia iniziai la pratica di questa bellissima e nobilissima arte marziale proveniente dal Giappone.
Purtroppo la palestra (era una palestra del dopolavoro dei dipendenti del Comune di Roma), chiuse dopo un anno e solo da adolescente, qualche anno dopo, ne trovai
un’altra  che mi piacesse.
Si trattava della storica palestra Audace, in Via Frangipane (Roma) dove iniziai  peraltro a gareggiare come agonista sotto la guida del M° Aureli.
Dopo qualche anno, una serie di vicissitudini tra le quali il lavoro che mi portò a fare da spola tra Roma e Firenze, mi costrinsero a sospendere la pratica del Judo ma, intorno al 1983, dopo essermi sposato e andato a vivere nella zona est di Roma, mi iscrissi al Nettuno Club dove insegnava il M° Umberto Foglia (con me nella fotografia il primo a sinistra, i due ragazzi sono i miei figli Simone e Luca).
Pur essendo ancora giovane e potendo quindi gareggiare, feci la scelta, condivisa anche dalle idee del M° Foglia, di non lasciarmi prendere da un agonismo  esasperato bensì di vedere il Judo per quello che realmente è: uno sport che lancia un messaggio altamente educativo che, se colto, può migliorare il modo di vivere e di essere del praticante.
Infatti, se un insegnante  prepara l’allievo solo dal punto di vista agonistico, nel  tempo probabilmente avrà creato un bravo atleta ma non per questo avrà creato
un  essere migliore.
Pertanto ricominciai innanzitutto ad allenarmi moltissimo (quasi tutti i giorni) ma  principalmente per il piacere di farlo, lontano da finalità esclusivamente agonistiche.
Ricominciai anche a gareggiare ma sempre dando un’importanza relativa al risultato, ovvero, per me era importante gareggiare per il piacere di farlo e consideravo la gara un momento di verifica: se vincevo un combattimento voleva dire che in palestra avevo lavorato bene ed ero migliorato, mentre se perdevo, questo stava a significare che qualcosa andava rivisto e avrei potuto fare meglio la prossima volta.
Nel frattempo erano nati i miei due figli Simone, nel 1985 e Luca, nel 1989.
Il più grande, che ogni tanto mi accompagnava in palestra per assistere agli allenamenti, rimase affascinato da questa disciplina sportiva e mi chiese di iniziarla anche lui.
Lo seguì, dopo qualche anno, anche Luca e ci ritrovammo tutti e tre sul Tatami, seppur in orari e turni diversi ma con la medesima passione.
Nel 1993 avvenne un fatto straordinario che rappresentò per me un grande onore: Il Presidente della FILPJ (attuale FIJLKAM) Matteo Pellicone, dopo aver preso visione del mio curriculum di Judoka, decise di conferirmi “Motu Proprio” la Cintura Nera 1° Dan di Judo “Quale riconoscimento della Sua pluriennale attività e dei meriti da Lei acquisiti nell’ambito del Judo italiano” 
Questo riconoscimento, che per qualcuno avrebbe potuto rappresentare un punto di arrivo, ebbe su di me l’effetto di incoraggiamento a proseguire nell’attività judoistica.
Fu così che, trascorsi gli anni necessari per passare di Dan, sostenni l’esame per secondo Dan.
In quest’occasione però, essendo la mia palestra affiliata ad un Ente di Promozione  Sportiva riconosciuto dal CONI, si trattò non del grado Federale ma del grado  CSEN ( fermo restando che il programma d’esame è uguale).
Nel frattempo avevo avuto il piacere di conoscere il Maestro Benemerito di Judo Alberto Di Francia e cominciai a frequentare la sua palestra ( Judo Preneste –Sito Internet www.judopreneste.com ).
Ogni sabato mattina il M° Nicola Ripandelli e il M° Franco Sellari, tenevano (e tengono tuttora) presso il Judo Preneste dei corsi di Kata, la cui conoscenza  mi  era già stata necessaria per il sostenimento dell’esame presso lo CSEN.
Questi corsi erano però particolarmente professionali e decisi di frequentare il Judo 
Preneste per prepararmi anche all’esame Federale (sempre per il secondo Dan) ed 
inoltre all’apposito corso di preparazione presso il Comitato Regionale Lazio FIJLKAM.
Qui, per capire meglio, bisognerebbe fare una precisazione: tutti i gradi ottenuti 
presso la FIJLKAM sono automaticamente riconosciuti dagli Enti di Promozione Sportiva del CONI mentre tutti i gradi degli Enti di Promozione Sportiva del CONI non sono riconosciuti automaticamente dalla Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali. In buona sostanza, manca la reciprocità e a mio avviso, bisognerebbe fare qualcosa  per colmare questa lacuna. Per questo motivo mi sottoposi nuovamente all’esame per secondo Dan, che ottenni nel  2002.
Successivamente, desideroso di insegnare questa disciplina, partecipai al corso per istruttori di  Judo dello CSEN (del quale ero già allenatore e arbitro regionale) e approfittai  dell’occasione per sostenere anche l’esame di 3° Dan.
Nel frattempo anche i miei figli proseguivano nella pratica del Judo diventando  entrambi cintura marrone.
Luca però, decise di sospendere tale disciplina fermandosi, appunto, a tale grado. 
Simone, il più grande, nonostante alcuni gravi infortuni avvenuti in fase di allenamento, intese proseguire guadagnandosi in gara la cintura nera 1° Dan. Io nel frattempo mi dilettavo nell’attività di insegnamento e creai anche  un’Associazione culturale denominata CISAM (Centro Italiano per lo Studio delle Arti Marziali) di cui fui nominato Presidente e che affiliai allo CSEN.
Inoltre mi dedicai a scoprire anche un’altra Arte Marziale, l’Aikido, del quale sono 
cintura marrone.
La mia passione, però, era e resta il judo e in tempi recenti, dopo aver frequentato un apposito corso Federale, sono diventato Presidente di Giuria regionale della FIJLKAM.
Questo è, in estrema sintesi, il mio curriculum sportivo che ho descritto nella speranza che qualche visitatore di questo Sito Internet possa trovarne spunto
e  incoraggiamento per avvicinarsi a tale pratica.
Bisogna infatti precisare che il Judo è adatto a tutte le persone, sia uomini che
donne,  sia adulti che bambini.
Come tutte le pratiche sportive, se si inizia da giovani e lo si prosegue negli anni,  può dare molte soddisfazioni ma anche una persona adulta può tranquillamente  iniziare a praticarlo.
Naturalmente chi ha iniziato da molti anni (magari da ragazzo), avrà molta più esperienza pur  essendo più giovane d’età, ma non bisogna scoraggiarsi.
L’importante è cercare una buona palestra e un bravo maestro.
Tutto il resto verrà di conseguenza.




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