UNA RIFLESSIONE SUL SENSO DELLA VITA
Questa citazione, tratta dal verso 119 del canto XXVI dell’Inferno di Dante Alighieri, mi ha sempre affascinato per la sua completezza e immediatezza nel messaggio che lascia al lettore.
L’essere umano ha vissuto nei millenni una enorme evoluzione che piano piano lo ha portato a divenire, circa 200.000 anni fa, Homo Sapiens.
Non è certo mia intenzione, in questo post, entrare nel merito scientifico della trattazione dell’evoluzione dell’uomo sin dalla preistoria (non è un trattato di antropologia) ma una cosa è certa: l’uomo moderno è il diretto discendente dell’Homo Sapiens.
Ma questo cosa significa in realtà e cosa centra con Dante Alighieri?
Ebbene, l’uomo moderno è l’unica specie nel regno animale che può comprendere il mondo che lo circonda nonché approfondire il senso della vita attraverso la religione oppure la filosofia.
Ecco quindi che si torna a Ulisse e Dante poiché, fatte queste premesse, è evidente che l’uomo non può e non deve vivere come un bruto ma deve fare tutto il possibile per dimostrare la sua evoluzione e inseguire “virtute e canoscenza”.
Se un essere umano, invece di usare le sue virtù, si abbassa a compiere atti brutali come ad esempio fare violenza al proprio figlio, ecco che si comporta peggio delle bestie (che per istinto non conoscono questa realtà) ed ecco che il suo è un comportamento non solo brutale ma assolutamente vile ed è vile ancor di più perché compiuto contro una persona totalmente indifesa.
Che ne pensate di queste riflessioni?
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