Visualizzazione post con etichetta comune di roma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta comune di roma. Mostra tutti i post

martedì 25 maggio 2021

SPAZI VERDI E STRADE

 


Spazi Verdi: La città di Roma è la città più verde d’Europa ed il suo territorio pari a 1.287 kmq. è costituito per il 79,6% da una vasta estensione di aree verdi e agricole. Il verde pubblico urbano, con le aree naturali protette, copre 470 kmq. e rappresenta il 35,7% dell’intero territorio comunale con una media di oltre 150 mq. per abitante.


Questo immenso patrimonio verde è diversificato e complesso, composto da aree naturali protette, aree verdi urbane (ville storiche, giardini, ecc.). aree fluviali (Tevere, Aniene, fossi affluenti) e aree agricole.


I 351 mila alberi (bilancio arboreo 2016) rappresentano il patrimonio più importante del verde pubblico, divisi fra parchi (54%), alberature stradali (36%) e scuole (4%).


La gestione del verde rappresenta una nota dolente ed è sotto gli occhi di tutti il degrado prodotto dall’assenza di un piano di interventi che vanno dallo sfalcio dell’erba alla potatura degli alberi e dei cespugli nei municipi di Roma.


Anche la sindaca Raggi, dopo averci deliziato per anni con la sua fantasia che annunciava l’arrivo delle pecore tosaerba, si è finalmente resa conto che solo un progetto pluriennale in grado di dare continuità e regolarità alla manutenzione dell’immenso patrimonio verde cittadino poteva consentire l’atteso salto di qualità nel decoro e nella tutela ambientale.


Finalmente nel 2018 il Comune di Roma ha approvato un piano di interventi per la manutenzione del verde orizzontale e a fine 2020 l’accordo quadro triennale da 48 milioni di euro è stato aggiudicato diventando operativo.


Confidiamo di vedere presto i primi risultati perché sapere che nelle casse comunali ci sono 84 milioni di euro non spesi (solo per incapacità) mentre gli alberi continuano a cadere e l’erbaccia sta invadendo le strade, non consente giudizi positivi sull’attuale amministrazione.


Facciamo un passo indietro per ricordare che:


- la giunta Marino fu costretta a revocare gli appalti alle cooperative coinvolte nel grave scandalo giudiziario “mafia capitale” e non riuscì a far partire i nuovi appalti che le avrebbero dovuto sostituire;

- anche durante la gestione del Commissario straordinario Tronca il problema venne dimenticato nei cassetti perché evidentemente non ritenuto prioritario;

- durante i primi 4 anni di mandato 5 Stelle è intervenuta la paralisi: un solo appalto di cinque milioni di euro per le potature parziali ha visto la luce e tutti gli altri sono rimasti impantanati tra le pastoie burocratiche e commissioni aggiudicatrici che non si riunivano;

- ci sono due lotti della gara per la riqualificazione di Villa Borghese, per un importo di 2 milioni di euro, mai aggiudicati nonostante il bando sia scaduto a marzo 2019;

- la procedura da 1.721.000 euro per Villa Pamphili, sebbene conclusa nel 2019, non è mai giunta all’appalto dei lavori;

- l’importo di 45 milioni di euro per le potature a Villa Ada, Castel Fusano e molte altre aree verdi è bloccato in attesa delle aggiudicazioni;

- stessa sorte per i 35 milioni di euro disponibili per gli otto lotti in cui sono state divise tutte le aree verdi della città.


Insomma, il paradosso è avere 84 milioni in cassa per la cura del verde e vivere in un luogo che somiglia più a una foresta che a una città.


Noi pensiamo che:


- l’accordo quadro triennale, che finalmente ha visto la luce, produrrà i risultati sperati solo se il Servizio Giardini del Comune sarà in grado di esercitare la necessaria vigilanza e conoscere in tempo reale l’esecuzione dei lavori affidati e le eventuali criticità;

- a tal proposito si rende necessario rivedere l’organico del Servizio giardini che nel 1980 aveva 1.800 dipendenti di cui 1.200 giardinieri, nel 2018 aveva 540 dipendenti di cui 300 operativi ed oggi può contare su altri 71 nuovi giardinieri di cui sono in corso le assunzioni: si può partecipare ad un gran premio di formula 1 con una piccola utilitaria?;

- sia opportuno procedere ad una decentralizzazione delle piccole aree verdi ai municipi ma anche affidandole a privati o aziende, che ne potrebbero assumere la manutenzione in cambio dell’occupazione temporanea di suolo pubblico;

- sia necessario istituire un servizio giardini municipale, ognuno con un suo responsabile, in grado di garantire con tempestività interventi di ordinaria manutenzione;

- vada definito un vero catasto del verde, consultabile on line, per fare in modo che i cittadini e i comitati di quartiere possano suggerire interventi urgenti o migliorativi e segnalare eventuali casi di insufficiente gestione;

- sia senza dubbio rilevante realizzare, all’interno degli spazi verdi, aree ludiche attrezzate per i più piccoli unitamente a funzioni sociali e sportive per le altre fasce d’età;

- sia sinonimo di civiltà prevedere all’interno degli spazi verdi servizi igienici custoditi per le ore diurne anche con pagamento di un piccolo corrispettivo.


StradeIl Comune di Roma, con i suoi 129.000 ettari, amministra un territorio grande come quello di Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Catania e Palermo messi insieme. L’insieme delle sue strade ha una lunghezza di circa 5.500 chilometri, che supera di gran lunga tutte le città italiane ma anche europee: la centralità di Parigi ne ha circa 1.880 km.


All’interno del Comune di Roma sono effettuati in media nell’arco della giornata oltre 6 milioni di spostamenti e nell’ora di punta mattutina (dalle 7,30 alle 8,30) sono circa 600.000 i soli spostamenti effettuati per motivi di lavoro, studi o affari.


Nonostante risulti di fondamentale importanza una rete viaria efficiente, sia per garantire un’adeguata mobilità sia per assicurare il necessario livello di sicurezza, i processi di trasformazione urbana degli ultimi anni non hanno prodotto sostanziali innovazioni delle infrastrutture viarie tant’è che spesso strade realizzate in lontani periodi storici per uso locale sono diventate assi di scorrimento urbani.


Ciò ha imposto che la manutenzione e gli adeguamenti della rete viaria   nelle grandi città hanno richiesto un impegno di risorse economiche ed umane sempre maggiori.


Brevi considerazioni:


- il Comune di Roma gestisce direttamente solo 800 chilometri di grande viabilità, mentre 4.700 km. sono di competenza dei Municipi, purtroppo sprovvisti di risorse necessarie e comunque privi di un bilancio autonomo;

- le risorse necessarie per la manutenzione ordinaria delle strade richiederebbero un impegno di circa 40 milioni di euro l’anno a fronte dell’ultimo stanziamento del bilancio di previsione 2019/2021 che ha impegnato complessivamente 55 milioni di euro;

- il problema buche a Roma ha assunto ormai i contorni dell’emergenza e troppo spesso tra le ditte intervenute c’è chi ha risparmiato sulla qualità dell’asfalto o ha usato materiale scadente limitandosi a coprire la buca con un rattoppo, spazzato via dalla pioggia successiva;

- manca una corretta programmazione dei lavori che eviti lo spettacolo di strade sventrate e ricucite più volte nel corso di un anno nonostante la presenza di un regolamento scavi aggiornato nel 2016;

- il 60% degli interventi sulle strade viene effettuato in emergenza con limitati  controlli sulla corretta esecuzione tant’è che sono sempre più frequenti le inchieste della magistratura;

- nel 2019 i soldi ricavati dalle multe fatte agli automobilisti romani e destinati al rifacimento delle strade invase dalle buche sono stati utilizzati per gli acquisti di arredi, cancelleria, ecc. per i vigili urbani.


Noi pensiamo che:


- sia necessario rafforzare le attività di programmazione annuale e triennale del Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione urbana del Comune per evitare dannose sovrapposizioni nei lavori e limitare gli interventi non programmati;

- vada definita una nuova disciplina dei lavori per garantire la durata del manto stradale e prevedendo non più il rattoppo ma il ripristino della pavimentazione dell’intera carreggiata;

- la progettazione delle strade di nuova realizzazione dovrà prevedere un sistema di canalizzazione per il posizionamento dei servizi a rete che ne possa consentirne l’ispezione e la manutenzione senza ricorrere a continui lavori di scavo particolarmente invasivi (ultimo dato pubblicato riguarda l’anno 2013 che ha registrato 28.000 lavori sulle strade);

- i Municipi dovranno avere una reale capacità operativa ed essere dotati delle risorse necessarie per gli interventi di manutenzione delle strade che ricadono nel proprio territorio;

- il reperimento delle risorse, al di là delle somme previste in bilancio, potrà essere attuato anche attraverso un rapporto di collaborazione sotto forma di sponsorizzazione con privati, imprese e società che vorranno concorrere alla manutenzione della rete stradale.



Non possiamo in conclusione di questo primo documento non ricordare un aspetto particolarmente significativo quale la candidatura olimpica “Roma 2024”, naufragata per motivazioni soprattutto ideologiche, che ha portato perfino il quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire a scrivere: un sindaco senza ali che vuol fare di Roma una città chiusa.

La cultura del sospetto ha impedito a Roma, che spiccava tra le favorite, la possibilità  di essere sede dei giochi olimpici con tanti ringraziamenti da parte di Parigi  a cui sono stati assegnati.

La proposta di Roma come sede dei giochi olimpici 2024 era stata presentata nel 2014 ed era divenuta ufficiale l’11 settembre 2015 in Campidoglio con le firme dell’allora sindaco Marino, del Presidente del Coni Malagò e di Montezemolo, presidente del Comitato promotore.

Il dossier olimpico, ufficializzato il 12 febbraio 2016, prevedeva un grande progetto di ristrutturazione delle infrastrutture già esistenti, il recupero di alcune cattedrali nel deserto come le Vele di Calatrava e lo Stadio Flaminio e la costruzione di opere permanenti quali il villaggio olimpico a Tor Vergata con 17 mila posti letto per gli atleti che poi sarebbero stati destinati agli studenti della vicina Università ed alle famiglie dei pazienti del Policlinico di Tor Vergata.

Il budget iniziale previsto di 5,3 miliardi di euro sarebbe stato coperto per 3,2 miliardi dal Comitato Olimpico Internazionale e per 2,1 miliardi dallo Stato, senza alcun onere  a carico dell’amministrazione comunale.

Tra i vari lavori finanziati emergeva un intervento diffuso per la sistemazione della disastrata rete viaria, il completamento della Metro C e 27 altre opere da completare, già previste nel Piano regolatore generale di Roma Capitale.

Un’analisi dell’Università di Tor Vergata, coordinata dalla Facoltà di Economia, aveva stimato che i Giochi Olimpici a Roma avrebbero creato 177 mila posti di lavoro.


Ma una  visione miope, attenta solo a scantonare il “magna magna” romano del mattone, contaminata dal virus populista della prima ora ha portato al “gran rifiuto” che ha fatto perdere alla città una ricca opportunità di sviluppo. 


Non deve quindi apparire fuori contesto il tema, che in seguito torneremo ad affrontare, della qualità della futura classe politica che sarà chiamata a governare la città di Roma perché solo se la nuova classe politica avrà una visione di futuro in grado di attrarre investimenti, non sarà più piegata sulla soluzione di piccoli temi come è avvenuto negli ultimi dieci anni e abbandonerà una volta per tutte l’approccio minimalista per cui ogni autobus nuovo diventa motivo di celebrazione, Roma potrà ripartire. E potrà farlo anche senza i poteri speciali di una nuova legge ,che tutti noi vorremmo vedere approvata, ma avrà bisogno di un governo cittadino coraggioso e capace di cambiare profondamente i modelli organizzativi e di governance che si sono rivelati profondamente inadeguati.