domenica 7 febbraio 2021

La relazione nella coppia e nella famiglia

 


relazione nella coppia e nella famiglia

 

"La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda, e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore".

                                                    (San Giovanni Paolo II)

In questo momento desidero offrire degli spunti di riflessione sul valore della famiglia e della relazione nella coppia e nella famiglia.

Parto dalla mia esperienza personale come consulente familiare a Roma che si occupa del singolo, della coppia e della famiglia.

Il lavoro del consulente familiare è quello di aiutare la persona ad esplorare il suo mondo per individuare le risorse necessarie e certamente presenti in lui/lei, idonee ad uscire dallo stato di disagio, malessere e confusione ed essere capace di riprogettarsi in modo nuovo.

Non a caso il consulente familiare è definibile anche come un facilitatore del processo di crescita della persona.

La vita è un intreccio di rapporti, alcuni buoni, altri cattivi. Grazie a queste relazioni si superano lo stadio infantile, le difficoltà dell'adolescenza e ci si incammina verso la maturità.

Nella relazione nella coppia e nella famiglia, la relazione fa conoscere la sconfitta, insegna a sopportare la perdita e a vincere la paura, aiuta a sradicare il timore di amare. Sono ancora oggi la maggior fonte di stimolo, mantengono l'uomo aperto, curioso e desideroso di imparare dal cambiamento.

Tutti abbiamo bisogno uno dell'altro. Ma se i rapporti falliscono non vuol dire che si è malvagi o avere aspettative non realistiche. Una relazione è positiva se incoraggia una crescita ottimale del corpo, della mente e dello spirito.

Se un legame diventa distruttivo, mette a repentaglio la dignità, impedisce di crescere, deprime e demoralizza in continuazione, anche se si è tentato in tutti i modi di impedirne il fallimento, forse necessita di una più profonda riflessione.

Essere uniti significa essere due entità in intimità tra loro, con la propria unicità. L'amore è interazione dinamica, vissuta in ogni attimo della vita, è possibile donarlo solo spontaneamente, con un atto di chiara volontà.

L'altro non è una entità fisica o una "cosa" da comprare, né d'altro canto l'amore può essere imposto oppure estorto. Amore vuol dire fiducia, un amore pronto ad accogliere tutto ciò che gli viene offerto, l'amore che esige una contropartita porta con se il dolore.

Si ama perché si vuole amare, perché amare dà gioia, perché si sa che dall'amore dipende la scoperta e la realizzazione di se stessi.

L'uomo che crede in sé nutre fiducia anche negli altri. Il potenziale dell'amore è sconfinato.

Pertanto non sorprende che si incontrino delle difficoltà nell'esprimere un sentimento profondo e complesso come l'amore. All'uomo riesce arduo tradurre in parole ciò che prova.

L'amore è paziente e sa attendere, ma è un'attesa non uno status passivamente remissivo, poiché si offre incessantemente in un rapporto di scambio e di reciproca rivelazione.

L'amore è spontaneo e implora di potersi esprimere attraverso la gioia, la bellezza, la verità. Perfino attraverso le lacrime. L'amore esige libertà, è un libero scambio di dare e avere.

Tuttavia l'amore necessita di libertà anche per crescere ed evolversi. Ogni individuo che si realizzi attraverso l'amore trova una via personale e soggettiva per concretarlo ed esprimerlo; ma non si può costringere l'altro a seguire lo stesso percorso.

Al contrario, si deve esortare a trovare la propria strada. Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi. Possiamo donare agli altri solamente ciò che possediamo in proprio.

Non possiamo dare ciò che non abbiamo appreso e sperimentato di persona. Amare noi stessi non si traduce in una visione egocentrica e ossessiva della propria realtà. Amare noi stessi significa avere a cuore la propria persona, provare nei confronti di se stessi interesse, rispetto, giusta attenzione.

L'uomo ama se stesso quando si vede nella sua realtà, quando mostra di apprezzare ciò che vede, ma soprattutto quando vive come una sfida esaltante la prospettiva di ciò che è in grado di diventare.

È solo una sana relazione che permette di sviluppare le potenzialità insite in ognuno di noi e anche nella famiglia è centrale l’instaurarsi di una sana relazione.

Nel mio lavoro di consulente familiare oggi, sempre più, mi trovo ad ascoltare genitori che vivono un disagio con il proprio figlio con cui non riescono più a comunicare, a rapportarsi e molto spesso mi chiedono “Cosa devo fare?” “Come bisogna comportarsi?” “Cosa è giusto?” “Cosa è sbagliato?”, nella speranza che esista un modello ideale di genitore, che si possa apprendere, al quale conformarsi per avere la garanzia che il proprio figlio diventi quell’adulto perfetto tanto desiderato e magari per sentirsi dei genitori perfetti.

È importante precisare che non esiste il “genitore perfetto” ma una persona che si è impegnata il più possibile in questo “mestiere” e che ha fatto tutto ciò che ha potuto per essere efficace nei suoi intenti educativi. Essere genitori significa considerare il proprio figlio come una persona distinta e separata, con la propria personalità, identità, con il proprio mondo, i propri bisogni e pensieri.

Ecco perché è importante accompagnare, seguire e sostenere con amore la crescita del proprio figlio senza sostituirsi a lui ma lasciandolo libero di crescere e maturare autonomamente e divenire adulto.

Un buon genitore è colui che sa ascoltare, aspettare, che sa amare il proprio figlio e coglierlo nella sua diversità anche se non corrisponde alle sue aspettative, ai suoi desideri.

La famiglia pur essendo formata da più individui e tutti con la propria specifica e distinta personalità, è al tempo stesso unità inscindibile, è un insieme in cui le capacità del singolo, e quindi la sua personalità irripetibile, sono fondamentali, ma devono contribuire alla riuscita di un risultato comune.

La famiglia è il luogo dei sentimenti e il risultato risiede nello stare bene insieme, avere una sana relazione.

Può capitare che proprio i genitori neghino una relazione come modalità per punire: la mamma quando il figlio piccolo non ubbidisce gli distoglie lo sguardo, non lo ascolta, non gli parla interrompendo così la relazione.

È proprio nella relazione che il ragazzo si confronta, si identifica, conosce, apprende, impara osservando. Don Bosco diceva “Non basta che amiate i ragazzi, occorre che si sentano amati”.

Non è possibile educare i figli se prima non si crea una relazione con loro e una relazione si stabilisce solo quando si conosce l’altro e si conosce l’altro solo quando lo si ascolta, lo si comprende. L’uomo è un essere relazionale.

Egli di fatto nasce, cresce e si sviluppa solo se è in relazione, è una dimensione indispensabile che permette all’uomo di mettersi in rapporto con sé, con gli altri, con il mondo e con Dio.

Si può dire che la famiglia è uno spazio relazionale vitale e fondamentale per l’essere umano. Nella crescita di un bambino sano, ciò che conta è la qualità del rapporto che i genitori hanno con lui, la centralità è la relazione fra le figure genitoriali ed il bambino che cresce.

Dott.ssa Angela Sgambati

(Psicologa e Consulente Familiare)

sabato 23 gennaio 2021

L' ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO

Chi erano gli Arditi? In quale contesto storico sono stati creati e quali erano i loro compiti? 

Sono stati così determinanti nel corso delle due guerre mondiali? E ancora, si può morire a soli venticinque anni falciato da una raffica di mitragliatrice a guerra ormai terminata? 

La Battaglia di Monte Casale si sarebbe potuta evitare? E come? 

A queste e altre domande l’autore cerca di rispondere prendendo spunto dall’eroico sacrificio di suo zio Erigo Benedetti, un Ardito deceduto in battaglia il pomeriggio del 30 aprile 1945 e decorato con la medaglia d’Argento al Valore Militare alla Memoria. 

Suo zio morì proprio nella battaglia di Monte Casale ed ebbe il tempo, prima di spirare, di lanciare un ultimo forte grido: “Viva l’Italia”.


venerdì 20 novembre 2020

LA LETTURA E LA SCRITTURA

Sembra che il mondo si sia rovesciato: un tempo chi sapeva leggere ne approfittava principalmente per mettere a frutto questo dono, imparato con sacrificio sui banchi di scuola, ed è così che, soldi permettendo, si acquistavano libri che venivano divorati con passione terminandone uno e iniziandone un altro. Adesso, purtroppo, siamo diventati un po’ tutti più presuntuosi: pretendiamo di scrivere romanzi, racconti di vario genere, saggi e quant’altro, avendo al nostro attivo una scarsissima esperienza di lettura e questo è deleterio. A mio avviso non si può essere un bravo scrittore se non si è prima un accanito lettore. È nell’ordine delle cose, ma alle nuove generazioni questo particolare di non poco conto sfugge inesorabilmente. Certo, non tutto è male per carità e la mia vuole essere più che una critica una considerazione sul mondo della scrittura e della lettura che, come detto, devono andare di pari passo se si vogliono ottenere dei risultati quantomeno adeguati.

(Brano tratto dal libro "Dentro la tana del lupo" di
Stefano Innocentini
)

LETTERA A ELVIRA NEL GIORNO DEL SUO FUNERALE

Carissima mamma Elvira,

come vedi ti chiamo mamma, così come desideravi essere chiamata da me negli ultimi tempi visto che, come spesso ripetevi, io per te ero come un terzo figlio.
Io non posso che ringraziarti per quanto hai fatto per me sin da quando ci siamo conosciuti.
- GRAZIE a te e, al tuo amato marito Vito, per avermi accolto nella vostra casa con le braccia aperte sin da quando, ancora ragazzo, mi sono presentato da voi per farmi conoscere come il fidanzato di Angela;
- GRAZIE per avermi amato e sostenuto in tutti i momenti della mia vita, dai più belli a quelli più brutti e difficili;
- GRAZIE anche per le litigate che a volte facevamo salvo poi, dopo pochi minuti, ritrovarci in piena sintonia e senza alcun rancore;
- GRAZIE per le bellissime e lunghissime chiacchierate che abbiamo fatto, soprattutto negli ultimi tempi, quando il telefono era rimasto per te l’unico collegamento quotidiano con il mondo;
- GRAZIE per come hai affrontato con dignità questo ultimo anno della tua vita pieno di difficoltà e sofferenza. Sei stata per noi tutti un grande esempio;
- GRAZIE per esserti sempre occupata del prossimo, dei membri della tua famiglia, delle amiche e dei conoscenti. Anche durante questo ultimo ricovero in più riprese hai sempre chiesto di loro preoccupandoti di come stavano e chiedendo di salutarli.
Eri dotata di una intelligenza notevole e di una enorme saggezza e io ho sempre fatto il possibile per ascoltare e mettere in pratica i tuoi consigli.
Ti confesso che ancora non mi rendo conto che tu sei salita al cielo e non sei più tra di noi.
Mi consola sapere che adesso, come avresti detto tu, sei nel mondo della verità e ti sei ricongiunta al tuo amato marito e insieme ci guardate da lassù.
Ti voglio bene, mamma Elvira!

Roma, 10 novembre 2020

mercoledì 21 ottobre 2020

venerdì 22 maggio 2020

SONO VERAMENTE SCRITTORI?


Forse ho fatto la scoperta dell’acqua calda, non saprei…ma navigando su internet ho scoperto persone che offrono costosissimi corsi di Self Publishing su Amazon e che insegnano a guadagnare lauti compensi (così dicono loro) anche a chi non ha mai scritto una riga in vita sua.
In buona sostanza, il meccanismo è il seguente: vi sono dei servizi a pagamento che, per qualche centinaia di euro, scrivono per te un libricino (solitamente non sono di molte pagine, poco più di venticinque), direttamente in lingua inglese (preferibilmente l’inglese parlato in America per avere più pubblico) creando una copertina accattivante e fornendoti le istruzioni per l’uso, ovvero come trovare le migliori parole chiave per fare in modo che il libro venga rintracciato facilmente dal motore di ricerca interno di Amazon e a quale prezzo metterlo in vendita (solitamente pochissimi dollari).
In pratica, il presunto autore, non ha scritto una parola e solitamente non è neanche a conoscenza del contenuto del suo libro. Per lui è solo un modo per fare affari.
Intendiamoci, è tutto legale e da quello che so Amazon cerca di arginare, per quanto possibile, il fenomeno che comunque è in piena crescita.
Tra l’altro, Amazon sta cercando di arginare anche un altro fenomeno altrettanto deleterio ovvero quello delle false recensioni.
Questo perché vi sono dei modi per aggirare Amazon (che comunque si difende molto bene ed esercita un controllo severo su questo aspetto) e scrivere delle bellissime recensioni su un determinato libro oppure, cosa ancora più squallida, scrivere appositamente delle recensioni negative nei confronti di uno scrittore emergente per fargli crollare le vendite.
Ecco, scusate lo sfogo, ma tutto questo, mi chiedo e vi chiedo, cosa ha a che fare con la scrittura? Queste persone che pubblicano libri su commissione in una lingua che non conoscono, possono essere considerati scrittori indipendenti?
Per nostra fortuna il fenomeno è principalmente circoscritto al mercato in lingua inglese, sempre per il motivo che ormai l’inglese è la lingua più parlata al mondo e si possono raggiungere un’infinità di potenziali clienti, ma questi soggetti possono definirsi scrittori?
Per quanto mi riguarda so per esperienza che scrivere un libro (io al momento ne ho scritti due DENTRO LA TANA DEL LUPO E L’ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO, entrambi pubblicati su Amazon sia in formato cartaceo che Kindle) e posso assicurarvi che è veramente molto molto impegnativo.
Devi metterti davanti al computer molte ore al giorno e faticare tantissimo anche perché, se vuoi veramente essere indipendente, devi leggere e rileggere la bozza, correggere eventuali errori di battitura, formattarla secondo certi criteri molto diversi tra il formato cartaceo e quello elettronico, e così via.
Per oggi mi fermo qui. Sarò lieto di avere dei vostri pareri in merito a quello che ho scritto. Un saluto a tutti e buona giornata.



sabato 16 maggio 2020

L'ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO

Who were the Arditi? In what historical context were they created and what were their tasks? Were they so crucial during the two world wars? And again, can one die at the age of twenty-five mowed down by a barrage of machine gun after the war has ended? Could the Battle of Monte Casale have been avoided? And how? The author tries to answer these and other questions by taking inspiration from the heroic sacrifice of his uncle Erigo Benedetti, an Ardito who died in battle on the afternoon of 30 April 1945 and decorated with the Silver Medal for Military Valor to the Memory. His uncle died in the battle of Monte Casale and had the time, before expiring, to launch a last loud cry: "Long live Italy".
(Italian version)

Available on Amazon in Kindle format and in paper format.

DENTRO LA TANA DEL LUPO

This book, previously published under the title "Darkness, light and forgiveness" and written by Stefano Innocentini, is now re-proposed with a new title and some changes inside it. The author, in telling the story of his life, a series of questions arises starting with the principal: can the family become the lair of their tormentors for a child? And again: is it possible that for years and years, since childhood, a child has found himself totally alone and in the hands of parents that defining violence is little? Why has no one ever intervened to stop this daily massacre? What harmful consequences have these daily gestures of true cowardice had on the boy's physique and psyche? It is a sincere, true book, at times raw and precisely for these characteristics, the reader who will be called to deal with a reality that perhaps never imagined that it could exist. (Italian version).

Available on Amazon in Kindle format and in paper format.

mercoledì 29 aprile 2020

ORIANA FALLACI


Buongiorno amiche e amici del gruppo Leggere & Scrivere,
ieri ho voluto fare alcune riflessioni su un grande del giornalismo italiano ovvero Tiziano Terzani.
Il post è stato visto da 26 iscritti e ha ricevuto 7 MI PIACE.
Considerato che il gruppo è appena agli inizi e conta, al momento, complessivamente 71 membri, direi che un po’ di interesse lo abbia suscitato.
Sinceramente mi avrebbe fatto piacere che qualcuno interagisse scrivendo un commento, anche breve, ma che sicuramente avrebbe arricchito la discussione a beneficio di tutti gli iscritti.
Ad ogni buon conto, questa mattina desidero parlare di un’altra giornalista e scrittrice che a me è sempre piaciuta molto e della quale ho letto praticamente tutti si suoi libri.
Mi riferisco a Oriana Fallaci, nata a Firenze il 29 giugno 1929 e deceduta sempre a Firenze il 15 settembre 2006.
Notoriamente di carattere difficile e determinato, ha vissuto una vita decisamente avventurosa in quanto, sin da ragazza, partecipò alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale.
Ebbe un ruolo di primo piano nel corso della rinascita culturale e politica della Grecia dove conobbe importanti personalità della resistenza tra cui Alexandros Panagulis con il quale ebbe anche una relazione.
Prese delle posizioni ferme contro l’Islam in particolare dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York (città dove in quel momento si era trasferita a vivere).
Instancabile scrittrice, tra le sue opere troviamo le seguenti:
Se nascerai donna - La Luna di Oriana - L'Italia della dolce vita - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno - Solo io posso scrivere la mia storia. Autoritratto di una donna scomoda - Lettera a un bambino mai nato - Un uomo - I sette peccati di Hollywood - La rabbia e l'orgoglio - Oriana Fallaci intervista se stessa. L’Apocalisse - La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria - Viaggio in America - Penelope alla guerra - 1968. Dal Vietnam al Messico. Diario di un anno cruciale – Insciallah - Intervista con la storia – La forza della ragione - Se il Sole muore - Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam - Niente e così sia - Gli antipatici - Il mio cuore è più stanco della mia voce - Quel giorno sulla Luna – Un cappello pieno di ciliege – Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna - Saigon e così sia - Intervista con il potere - La Luna di Oriana.
Per quanto mi riguarda, ho letto quasi tutti i suoi libri e mi ha sempre affascinato il suo tono deciso, diretto e schietto.
Senza tanti giri di parole arrivava dritta alla questione e lo faceva coinvolgendo il lettore che, almeno nel mio caso, veniva letteralmente rapito dalla storia e dal modo di raccontarla.
Compiti della giornata: se vi piace questo Post cliccate pure su MI PIACE e coinvolgete amici, parenti e conoscenti condividendolo.
Però, a mio modesto avviso, la cosa più carina da fare è quella di scrivere un commento, magari anche breve, per esternare la vostra posizione, il vostro pensiero in merito alla scrittrice Oriana Fallaci, il tutto sempre nel massimo rispetto della persona e di chi ci legge.

Stefano



#orianafallaci #giornnalista #scrittrice






martedì 28 aprile 2020

TIZIANO TERZANI


Questo pomeriggio vorrei fare alcune riflessioni su un grande del giornalismo italiano. Mi riferisco a Tiziano Terzani che è stato, oltre che giornalista e inviato di guerra, anche un prolifico scrittore italiano.
Nato a Firenze il 14 settembre 1938 è deceduto a Orsigna il 28 luglio 2004 e, tra le sue numerosissime opere, possiamo citare: Lettere contro la guerra - Un indovino mi disse - In Asia - Buonanotte, signor Lenin - La porta proibita - La fine è il mio inizio – Fantasmi - Pelle di leopardo - Un’idea di destino - Un mondo che non esiste più - Un altro giro di giostra –  In America. Cronache da un mondo in rivolta - Un’ idea di destino. Diari di una vita straordinaria - Il pensiero irriducibile - Le parole ritrovate. Nel mondo, dentro l'anima.- Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia - Anam il senza nome - Mustang. Un viaggio - La porta proibita.
Devo ammettere di aver conosciuto Terzani con un po’ di ritardo, quando già era stato colpito da un male incurabile (così si dice quando non vogliamo usare il vero termine ovvero cancro forse perché ci terrorizza un pochino).
La cosa che mi ha colpito di più è stata la grande forza di quest’uomo che, una volta scoperto il suo male, lo ha usato per fare un lungo viaggio dentro se stesso, durato circa cinque anni continuando a scrivere libri con i quali ha cercato di trasmettere una ritrovata serenità e pace arrivando a definirsi un Anam ovvero un Senza nome.
Questa scelta non è stata casuale in quanto lui stesso disse che lo aveva scelto proprio perché, dopo una vita trascorsa a farsi un nome, poteva negli ultimi anni della sua vita, rallentare la corsa e ricominciare in un certo senso daccapo, senza la frenesia di diventare famoso e cercando di trasmettere ai suoi amici, familiari e lettori i veri valori della vita.
Frequentatore assiduo dell’Asia, e del Tibet in particolare, non si è mai voluto definire Buddhista anzi, ha sempre aborrito l’usanza, tutta occidentale, di andare a trovare se stessi in luoghi lontani quando invece, per parlare dell’Italia, abbiamo tantissime chiese dove poter trovare un po’ di pace.
Tra l’altro non mi risulta che fosse credente ma queste considerazioni sono le stesse fatte in più occasioni dallo stesso Dalai Lama che ha sempre messo in guardia chi cerca una via spirituale fuori dal contesto natio in quanto, sempre secondo il Dalai Lama, la religione non è solo pregare ma anche il risultato di usi e costumi di un popolo e per tale motivo, tranne naturalmente delle rare eccezioni, la cosa migliore è sempre quella di valorizzare la spiritualità con la quale siamo cresciuti.
Fatte queste lunghissime premesse, mi farebbe piacere innanzitutto sapere se avete letto qualcuno dei libri di Terzani (io li ho praticamente divorati quasi tutti) e cosa ne pensate della scelta di utilizzare gli ultimi anni della propria vita per fare un viaggio interiore al fine di ritrovare una serenità da lasciare anche in eredità ai propri familiari.
Attendo i vostri commenti e vi auguro una buona serata.

Stefano






#leggereescrivere #imieilibri #tizianoterzani


domenica 26 aprile 2020

IL NOME DELLA ROSA


In questi giorni di “riposo forzato” dovuto alle misure restrittive a seguito del rischio contagio dal virus Coviid-19, mi sto dedicando alla lettura (o, in alcuni casi rilettura) di numerosi libri tra i quali, il famosissimo romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”, edito per la prima volta da Bompiani nel 1980.
Per chi non lo sapesse, l'opera è ambientata sul finire dell'anno 1327, e la vicenda narrata si svolge all'interno di un monastero benedettino del Piemonte ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica.
Il romanzo è stato tradotto in oltre quaranta lingue con oltre cinquanta milioni di copie vendute in trent'anni e ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
Di questo romanzo è stato tratto un film nel 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud e una recentissima serie televisiva in quattro puntate.
Proprio ieri pomeriggio, mentre lo leggevo, sono incappato in alcune pagine che mi hanno fatto riflettere non poco in quanto, con parole chiare e semplici, l’autore espone l’argomento della pedofilia all’interno dei monasteri.
A scanso di equivoci, desidero chiarire sin d’ora che io sono cattolico, credente e praticante (o almeno faccio il possibile per esserlo, con tutti i miei umani limiti).
Ma quando si parla di pedofilia nella chiesa mi trovo sinceramente spiazzato anche perché ritengo che un male così profondo debba essere estirpato alla radice. Soprattutto mi sono sempre chiesto, forse ingenuamente, come mai alcuni sacerdoti che non riescono a mantenere il voto di castità, si dedichino a una turpe pratica come questa piuttosto che andare a cercare un affetto o una sessualità con una donna.
Preferisco per il momento fermarmi qui e far parlare Umberto Eco citando un breve passo proprio tratto dal “Il Nome della Rosa”.
Saranno gradite opinioni e consigli che però, lo dico subito, dovranno comunque essere scritte nel pieno rispetto delle persone coinvolte e delle istituzioni. Non saranno accettate critiche o denunce nei confronti di persone specifiche (per questo ci sono le forze dell’ordine e i tribunali).
Ecco il passaggio che mi ha colpito:
“Berengario era consumato, ormai molti tra i monaci lo sapevano, da un’insana passione per Adelmo, la stessa passione i cui nefasti la collera divina aveva colpito a Sodoma e Gomorra.
Così Bencio si espresse, forse per riguardo alla mia giovane età.
Ma chi ha vissuto la propria adolescenza in un monastero sa che, ancorché si sia mantenuto casto, di tali passioni ha ben sentito parlare, e talora ha dovuto guardarsi dalle insidie di chi ne era schiavo.
Monacello com’ero non avevo già ricevuto io stesso, a Melk, da un monaco anziano, cartigli con versi che di solito un laico dedica a una donna?
I voti monacali ci tengono lontani da quella sentina di vizi che è il corpo della femmina, ma spesso ci conducono vicinissimi ad altri errori. Posso infine nascondermi che la mia stessa vecchiaia è ancora oggi agitata dal demone meridiano quando mi accade di attardare il mio sguardo, in coro, sul volto imberbe di un novizio, puro e fresco come fanciulla?
Dico queste cose non per mettere in dubbio la scelta che ho fatto di dedicarmi alla vita monastica, ma per giustificare l’errore di molti a cui questo santo fardello risulta pesante. Forse per giustificare il delitto orribile di Berengario.
Ma pare, secondo Bencio, che questo monaco coltivasse il suo vizio in modo ancora più ignobile, e cioè usando le armi del ricatto per ottenere da altri quanto la virtù e il decoro avrebbero dovuto sconsigliar loro di donare.
Dunque da tempo i monaci ironizzavano sugli sguardi teneri che Berengario lanciava ad Adelmo, che pare fosse di grande avvenenza.
Mentre Adelmo, totalmente innamorato del suo lavoro, dal quale soltanto pareva trarre diletto, poco si prendeva cura della passione di Berengario.
Ma forse, chi sa, egli ignorava che l’animo suo, nel profondo, lo inclinava alla stessa ignominia.
Fatto sta che Bencio disse di aver sorpreso un dialogo tra Adelmo e Berengario, in cui Berengario, alludendo a un segreto che Adelmo gli chiedeva di svelargli, gli proponeva il turpe mercato che anche il lettore più innocente può immaginare.
E pare che Bencio udisse dalle labbra di Adelmo parole di consenso, quasi dette con sollievo.
Come se, ardiva Bencio, Adelmo altro in fondo non desiderasse, e gli fosse bastato trovare una ragione diversa dal desiderio carnale per acconsentire. Segno, argomentava Bencio, che il segreto di Berengario doveva riguardare arcani della sapienza, così che Adelmo potesse nutrire l’illusione di piegarsi a un peccato della carne per accontentare una voglia dell’intelletto. E, aggiunse Bencio con un sorriso, quante volte lui stesso non era agitato da voglie dell’intelletto così violente che per accontentarle avrebbe acconsentito ad assecondare voglie carnali non sue, anche contro la voglia carnale sua stessa.
“Non ci sono momenti,” chiese a Guglielmo, “in cui voi fareste anche cose riprovevoli per avere tra le mani un libro che cercate da anni?”
“Il saggio e virtuosissimo Silvestro II, secoli fa, diede in dono una sfera armillare preziosissima per un manoscritto, credo, di Stazio o Lucano,” disse Guglielmo. Aggiunse poi, prudentemente: “Ma si trattava di una sfera armillare, non della propria virtù.” Bencio ammise che il suo entusiasmo lo aveva trascinato oltre, e riprese il racconto. La notte prima che Adelmo morisse, egli aveva seguito i due, mosso dalla curiosità. E li aveva visti, dopo compieta, avviarsi insieme al dormitorio. Aveva atteso a lungo tenendo socchiusa la porta della sua cella, non lontana dalla loro, e aveva visto chiaramente Adelmo scivolare, quando il silenzio era calato sul sonno dei monaci, nella cella di Berengario. Aveva ancora vegliato, senza poter prendere sonno; sino a che aveva udito la porta di Berengario che si apriva, e Adelmo che ne fuggiva quasi di corsa, con l’amico che cercava di trattenerlo. Berengario lo aveva seguito mentre Adelmo scendeva al piano inferiore. Bencio li aveva seguiti cautamente e all’imbocco del corridoio inferiore aveva visto Berengario, quasi tremante, che schiacciato in un angolo fissava la porta della cella di Jorge. Bencio aveva intuito che Adelmo si era gettato ai piedi del vecchio confratello per confessargli il suo peccato. E Berengario tremava, sapendo che il suo segreto veniva svelato, sia pure sotto il sigillo del sacramento”.


Come detto, attendo commenti e mi raccomando…fate iscrivere anche i vostri amici a questo gruppo. Più siamo e più condividiamo esperienze, pensieri e opinioni.
Un abbraccio
Stefano






#ilnomedellarosa #pedofilia #castita