Viviamo immersi nel rumore, soprattutto se abitiamo in una città caotica come può essere Roma, Milano oppure Napoli. Ad esso ci siamo quasi assuefatti al punto che solo quando siamo in vacanza, magari in montagna, ci rendiamo conto di quanto prezioso sia il silenzio e quanto ne avremmo bisogno per vivere meglio, a misura d’uomo.
Esiste però un altro tipo di rumore al quale siamo completamente assuefatti e del quale non parliamo mai: il rumore dei nostri molteplici pensieri che vanno e vengono instancabilmente, come una scimmia che salta da un albero all’altro senza soluzione di continuità.
Come placare allora questo andare e venire continuo dei pensieri? Come sedare, almeno per pochi minuti, questa scimmia dispettosa e vivace che abbiamo dentro la nostra testa?
Esistono in realtà molteplici metodi per riuscire in questa impresa. Uno dei tanti viene insegnato nelle scuole del Buddhismo Zen dove, tra le varie attività proposte, c’è la meditazione seduta detta Zazen.
Zazen comporta il sedersi in una determinata posizione, con la schiena dritta e il respiro consapevole evitando, tra l’altro, di controllare i pensieri.
I pensieri si susseguiranno in modo incessante ma l’obiettivo non è quello di bloccarli o di seguirli. La cosa importante è rimanere calmi e consapevoli del momento presente e lasciare che i pensieri, così come sono nati, vadano via in maniera naturale.
Questo esercizio possiamo farlo a prescindere dalla religione di appartenenza o anche se non seguiamo alcuna religione e non è neanche in contrasto con l’essere cristiano.
Un sacerdote della mia parrocchia, Don Andrea, nel corso delle sue omelie amava ripetere che la preghiera ideale non è fatta di molte parole. Basta rilassarsi e fare un bel respiro consapevole e questo è già preghiera.
In effetti, aggiungo io da credente, se liberiamo la mente da tutti i pensieri inutili che la riempiono, diamo modo alla grazia del Signore di entrare e non c’è neanche necessità di usare molto le parole perché, almeno questa è una mia convinzione, il Signore già sa di cosa abbiamo bisogno senza che glielo andiamo a ricordare.
Purtroppo noi siamo abituati a chiedere, chiedere, chiedere, quasi come avessimo stipulato una polizza assicurativa ma il Signore già sa di cosa abbiamo bisogno.
Naturalmente le mie sono riflessioni e non pretendo di avere in mano la Verità assoluta. Ognuno vive la vita e la preghiera nel modo che preferisce ma, tornando a noi e per concludere, immaginiamo di entrare in una bella chiesa dove regna il silenzio assoluto e dove i presenti adottano il metodo della respirazione consapevole. Quanto forte sarà la preghiera di tutti nel momento in cui si sommano i loro silenzi?
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