lunedì 18 aprile 2022

NUOVE SEDI PER IL CENTRO DI CONSULENZA FAMILIARE "SANTA COSTANZA" APS


Il Centro di consulenza familiare “Santa Costanza” APS si arricchisce di altre sedi:

  1.        Via Olevano Romano n. 209 Scala B interno 4          CAP 00171 Roma;
  2.       Via Prenestina, 351 CAP 00171 Roma;
  3.     Via Fosso dell'Osa, 435 - Roma - Consultorio            Familiare Associato "Agape".

Per conoscere meglio tutte le attività del Centro, è possibile visitare il rinnovato sito internet: www.consultoriofamiliaresantacostanza.org

Inoltre, per un maggiore approfondimento, consiglio di visitare anche il sito internet del Direttore Responsabile Dott.ssa Angela Sgambati www.psicologiadiroma.it per info e contatti 
E-mail: consultoriosantacostanza@pec.it - Cell. +39 3476132861

JUDO FOTO













 

mercoledì 8 settembre 2021

CENTRO DI CONSULENZA FAMILIARE "SANTA COSTANZA"

 

Ho il piacere di annunciare che sono riprese le attività di consulenza alla persona, alla coppia e alla famiglia del Centro di Consulenza Familiare "Santa Costanza".

Per conoscere meglio tutte le attività, è possibile visitare il sito internet: www.consultoriofamiliaresantacostanza.org

Inoltre, per un maggiore approfondimento, consiglio di visitare anche il sito internet del Direttore Responsabile Dott.ssa Angela Sgambati www.psicologiadiroma.it 

mercoledì 26 maggio 2021

SICUREZZA E DEGRADO A ROMA


L'Associazione "Ripartiamo Adesso" prosegue con le sue segnalazioni e, in questo post, mette in evidenza il tema della sicurezza nella città di Roma. Ecco quanto segnalato anche al fine di avere degli spunti di riflessione e interagire tramite questo Blog inviando tra i commenti le proprie esperienze.


Il tema della “sicurezza in città” è una delle questioni più rilevanti per la convivenza e la qualità della vita nelle città contemporanee.


 Nel nostro Paese sono almeno vent’anni che i mezzi di comunicazione e le forze politiche pongono al centro dell’attenzione tale problematica ma parlandone spesso in modo acritico, senza un’analisi compiuta sul ruolo che le nuove dinamiche urbane hanno avuto e stanno avendo nel ridefinire lo stesso significato del bene pubblico sicurezza e sulle nuove politiche progettate per garantirlo.


Le trasformazioni urbane, senza un’idea di vera connessione tra centro e periferie, hanno ancor di più accentuato la distanza tra inclusi ed esclusi quasi non comprendendo che in assenza di interventi per l’eliminazione dei fattori di marginalità ed esclusione sociale non potrà mai esserci sicurezza.


Le nuove politiche locali di sicurezza dovranno avere come comun denominatore il concetto di inclusione e quindi un’idea di città attenta ai diritti di tutti, contrapponendosi all’idea di città escludente che tende ad allontanare i “residenti fastidiosi” senza intervenire sulle cause dell’esclusione sociale.


La sicurezza è un grande contenitore che include complesse questioni sociali, etiche, culturali, politiche e che richiede interventi volti alla promozione della cultura del rispetto della legalità e all’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile.


Voler affrontare questo tema senza definire le specificità che lo caratterizzano porterebbe ad un esame superficiale, capace di cogliere i fenomeni connessi alla percezione di sicurezza come il decoro urbano, la presenza di persone marginalizzate, lo scarso controllo da parte delle forze di polizia ma presenterebbe le stesse insufficienze contenute nel disegno di legge “norme sulla sicurezza urbana, per la legalità e la sicurezza dei territori”  presentato nel 2015 dall’allora Ministro dell’Interno.


Vogliamo provare a tracciare un quadro che possa offrire importanti spunti di riflessione sulle questioni complesse che caratterizzano il tema “sicurezza in città”:


Degrado


Il degrado non è riconducibile ad un’unica causa ma rappresenta la combinazione di elementi ambientali, economici, sociali e culturali.


E’ tuttavia evidente che l’aspetto riguardante l’ambiente (riqualificazione degli spazi aperti, recupero e ristrutturazione degli edifici, illuminazione e pulizia delle strade, ecc.) assume carattere prevalente nella città di Roma.


Nel maggio 2019 la Prefettura di Roma ha effettuato un censimento sugli immobili in stato di abbandono all’interno della città, evidenziando un quadro preoccupante: tra palazzi, cinema e vecchie fabbriche ci sono 161 edifici dimenticati e 86 stabili occupati che spesso costituiscono ricovero di sbandati e tossicodipendenti.


Come non ricordare la drammatica vicenda di Desirèe Mariottini di 16 anni trovata senza vita, drogata e violentata, all’interno di un palazzo fatiscente in via dei Lucani a San Lorenzo, in pieno centro città?


Il 36% di questi edifici risulta di proprietà del Comune di Roma, il 33% di privati, il 13% di Enti pubblici ed il rimanente 18%, costituito prevalentemente da beni diroccati o pericolanti, con proprietà da stabilire.


Per completare il quadro va evidenziato che ci sono 22 impianti sportivi abbandonati tra cui lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport, la Vela di Calatrava, il Campo Testaccio, lo Stadio Giannattasio di Ostia, lo Stadio Martellini a Caracalla ed il Galoppatoio di villa Borghese.


Sono stati presentati negli anni numerosi progetti di riqualificazione, alcuni dei quali parzialmente avviati, ma si rende ormai indispensabile un grande progetto di rigenerazione urbana che deve partire dalla riqualificazione degli spazi abbandonati all’interno della città per armonizzarli con il patrimonio edilizio esistente, che a sua volta necessita di riqualificazione,  evitando ulteriore consumo di suolo.


Non sappiamo se la sindaca Raggi, oltre la funivia Casalotti/Battistini, abbia presentato al governo un progetto di rigenerazione urbana da inserire nel prossimo recovery plan ma forse poteva essere l’occasione giusta.


Gli ulteriori fattori di degrado che riguardano la decadenza architettonica, la sporcizia di strade sconnesse, la quotidiana paralisi del traffico, la povertà, la delinquenza, le occupazioni abusive sono sotto gli occhi di tutti e la stessa Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici di Roma Capitale, nell’ultima relazione presentata, ha dovuto attribuire un voto insufficiente al trasporto pubblico, alla raccolta dei rifiuti e pulizia delle strade e alla manutenzione del verde pubblico seppur con qualche lieve miglioramento dovuto forse all’avvicinarsi delle elezioni comunali slittate ad ottobre 2021.


Noi pensiamo:


- che il recupero del patrimonio esistente e la sua riqualificazione possa avvenire solo attraverso un rafforzamento di partnership tra pubblico e privato che sappia coniugare le migliori energie del sistema imprenditoriale privato con le logiche di indirizzo e controllo del sistema pubblico;

- che Roma dovrà diventare una “città illuminata”, attraverso un grande intervento di illuminazione pubblica in molte aree periferiche della città  che oggi vivono quasi al buio;

- che debba tornare d’attualità l’istituzione del “vigile di quartiere” per aumentare la sicurezza in città e contrastare i fenomeni di diffusa microcriminalità.

- che il prossimo Sindaco di Roma dovrà istituire un “assessorato alla sicurezza urbana” con competenze ampie rispetto alla vivibilità e al decoro della città, da perseguire anche attraverso interventi congiunti con gli altri assessorati e con le Forze dell’ordine;





martedì 25 maggio 2021

SPAZI VERDI E STRADE

 


Spazi Verdi: La città di Roma è la città più verde d’Europa ed il suo territorio pari a 1.287 kmq. è costituito per il 79,6% da una vasta estensione di aree verdi e agricole. Il verde pubblico urbano, con le aree naturali protette, copre 470 kmq. e rappresenta il 35,7% dell’intero territorio comunale con una media di oltre 150 mq. per abitante.


Questo immenso patrimonio verde è diversificato e complesso, composto da aree naturali protette, aree verdi urbane (ville storiche, giardini, ecc.). aree fluviali (Tevere, Aniene, fossi affluenti) e aree agricole.


I 351 mila alberi (bilancio arboreo 2016) rappresentano il patrimonio più importante del verde pubblico, divisi fra parchi (54%), alberature stradali (36%) e scuole (4%).


La gestione del verde rappresenta una nota dolente ed è sotto gli occhi di tutti il degrado prodotto dall’assenza di un piano di interventi che vanno dallo sfalcio dell’erba alla potatura degli alberi e dei cespugli nei municipi di Roma.


Anche la sindaca Raggi, dopo averci deliziato per anni con la sua fantasia che annunciava l’arrivo delle pecore tosaerba, si è finalmente resa conto che solo un progetto pluriennale in grado di dare continuità e regolarità alla manutenzione dell’immenso patrimonio verde cittadino poteva consentire l’atteso salto di qualità nel decoro e nella tutela ambientale.


Finalmente nel 2018 il Comune di Roma ha approvato un piano di interventi per la manutenzione del verde orizzontale e a fine 2020 l’accordo quadro triennale da 48 milioni di euro è stato aggiudicato diventando operativo.


Confidiamo di vedere presto i primi risultati perché sapere che nelle casse comunali ci sono 84 milioni di euro non spesi (solo per incapacità) mentre gli alberi continuano a cadere e l’erbaccia sta invadendo le strade, non consente giudizi positivi sull’attuale amministrazione.


Facciamo un passo indietro per ricordare che:


- la giunta Marino fu costretta a revocare gli appalti alle cooperative coinvolte nel grave scandalo giudiziario “mafia capitale” e non riuscì a far partire i nuovi appalti che le avrebbero dovuto sostituire;

- anche durante la gestione del Commissario straordinario Tronca il problema venne dimenticato nei cassetti perché evidentemente non ritenuto prioritario;

- durante i primi 4 anni di mandato 5 Stelle è intervenuta la paralisi: un solo appalto di cinque milioni di euro per le potature parziali ha visto la luce e tutti gli altri sono rimasti impantanati tra le pastoie burocratiche e commissioni aggiudicatrici che non si riunivano;

- ci sono due lotti della gara per la riqualificazione di Villa Borghese, per un importo di 2 milioni di euro, mai aggiudicati nonostante il bando sia scaduto a marzo 2019;

- la procedura da 1.721.000 euro per Villa Pamphili, sebbene conclusa nel 2019, non è mai giunta all’appalto dei lavori;

- l’importo di 45 milioni di euro per le potature a Villa Ada, Castel Fusano e molte altre aree verdi è bloccato in attesa delle aggiudicazioni;

- stessa sorte per i 35 milioni di euro disponibili per gli otto lotti in cui sono state divise tutte le aree verdi della città.


Insomma, il paradosso è avere 84 milioni in cassa per la cura del verde e vivere in un luogo che somiglia più a una foresta che a una città.


Noi pensiamo che:


- l’accordo quadro triennale, che finalmente ha visto la luce, produrrà i risultati sperati solo se il Servizio Giardini del Comune sarà in grado di esercitare la necessaria vigilanza e conoscere in tempo reale l’esecuzione dei lavori affidati e le eventuali criticità;

- a tal proposito si rende necessario rivedere l’organico del Servizio giardini che nel 1980 aveva 1.800 dipendenti di cui 1.200 giardinieri, nel 2018 aveva 540 dipendenti di cui 300 operativi ed oggi può contare su altri 71 nuovi giardinieri di cui sono in corso le assunzioni: si può partecipare ad un gran premio di formula 1 con una piccola utilitaria?;

- sia opportuno procedere ad una decentralizzazione delle piccole aree verdi ai municipi ma anche affidandole a privati o aziende, che ne potrebbero assumere la manutenzione in cambio dell’occupazione temporanea di suolo pubblico;

- sia necessario istituire un servizio giardini municipale, ognuno con un suo responsabile, in grado di garantire con tempestività interventi di ordinaria manutenzione;

- vada definito un vero catasto del verde, consultabile on line, per fare in modo che i cittadini e i comitati di quartiere possano suggerire interventi urgenti o migliorativi e segnalare eventuali casi di insufficiente gestione;

- sia senza dubbio rilevante realizzare, all’interno degli spazi verdi, aree ludiche attrezzate per i più piccoli unitamente a funzioni sociali e sportive per le altre fasce d’età;

- sia sinonimo di civiltà prevedere all’interno degli spazi verdi servizi igienici custoditi per le ore diurne anche con pagamento di un piccolo corrispettivo.


StradeIl Comune di Roma, con i suoi 129.000 ettari, amministra un territorio grande come quello di Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Catania e Palermo messi insieme. L’insieme delle sue strade ha una lunghezza di circa 5.500 chilometri, che supera di gran lunga tutte le città italiane ma anche europee: la centralità di Parigi ne ha circa 1.880 km.


All’interno del Comune di Roma sono effettuati in media nell’arco della giornata oltre 6 milioni di spostamenti e nell’ora di punta mattutina (dalle 7,30 alle 8,30) sono circa 600.000 i soli spostamenti effettuati per motivi di lavoro, studi o affari.


Nonostante risulti di fondamentale importanza una rete viaria efficiente, sia per garantire un’adeguata mobilità sia per assicurare il necessario livello di sicurezza, i processi di trasformazione urbana degli ultimi anni non hanno prodotto sostanziali innovazioni delle infrastrutture viarie tant’è che spesso strade realizzate in lontani periodi storici per uso locale sono diventate assi di scorrimento urbani.


Ciò ha imposto che la manutenzione e gli adeguamenti della rete viaria   nelle grandi città hanno richiesto un impegno di risorse economiche ed umane sempre maggiori.


Brevi considerazioni:


- il Comune di Roma gestisce direttamente solo 800 chilometri di grande viabilità, mentre 4.700 km. sono di competenza dei Municipi, purtroppo sprovvisti di risorse necessarie e comunque privi di un bilancio autonomo;

- le risorse necessarie per la manutenzione ordinaria delle strade richiederebbero un impegno di circa 40 milioni di euro l’anno a fronte dell’ultimo stanziamento del bilancio di previsione 2019/2021 che ha impegnato complessivamente 55 milioni di euro;

- il problema buche a Roma ha assunto ormai i contorni dell’emergenza e troppo spesso tra le ditte intervenute c’è chi ha risparmiato sulla qualità dell’asfalto o ha usato materiale scadente limitandosi a coprire la buca con un rattoppo, spazzato via dalla pioggia successiva;

- manca una corretta programmazione dei lavori che eviti lo spettacolo di strade sventrate e ricucite più volte nel corso di un anno nonostante la presenza di un regolamento scavi aggiornato nel 2016;

- il 60% degli interventi sulle strade viene effettuato in emergenza con limitati  controlli sulla corretta esecuzione tant’è che sono sempre più frequenti le inchieste della magistratura;

- nel 2019 i soldi ricavati dalle multe fatte agli automobilisti romani e destinati al rifacimento delle strade invase dalle buche sono stati utilizzati per gli acquisti di arredi, cancelleria, ecc. per i vigili urbani.


Noi pensiamo che:


- sia necessario rafforzare le attività di programmazione annuale e triennale del Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione urbana del Comune per evitare dannose sovrapposizioni nei lavori e limitare gli interventi non programmati;

- vada definita una nuova disciplina dei lavori per garantire la durata del manto stradale e prevedendo non più il rattoppo ma il ripristino della pavimentazione dell’intera carreggiata;

- la progettazione delle strade di nuova realizzazione dovrà prevedere un sistema di canalizzazione per il posizionamento dei servizi a rete che ne possa consentirne l’ispezione e la manutenzione senza ricorrere a continui lavori di scavo particolarmente invasivi (ultimo dato pubblicato riguarda l’anno 2013 che ha registrato 28.000 lavori sulle strade);

- i Municipi dovranno avere una reale capacità operativa ed essere dotati delle risorse necessarie per gli interventi di manutenzione delle strade che ricadono nel proprio territorio;

- il reperimento delle risorse, al di là delle somme previste in bilancio, potrà essere attuato anche attraverso un rapporto di collaborazione sotto forma di sponsorizzazione con privati, imprese e società che vorranno concorrere alla manutenzione della rete stradale.



Non possiamo in conclusione di questo primo documento non ricordare un aspetto particolarmente significativo quale la candidatura olimpica “Roma 2024”, naufragata per motivazioni soprattutto ideologiche, che ha portato perfino il quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire a scrivere: un sindaco senza ali che vuol fare di Roma una città chiusa.

La cultura del sospetto ha impedito a Roma, che spiccava tra le favorite, la possibilità  di essere sede dei giochi olimpici con tanti ringraziamenti da parte di Parigi  a cui sono stati assegnati.

La proposta di Roma come sede dei giochi olimpici 2024 era stata presentata nel 2014 ed era divenuta ufficiale l’11 settembre 2015 in Campidoglio con le firme dell’allora sindaco Marino, del Presidente del Coni Malagò e di Montezemolo, presidente del Comitato promotore.

Il dossier olimpico, ufficializzato il 12 febbraio 2016, prevedeva un grande progetto di ristrutturazione delle infrastrutture già esistenti, il recupero di alcune cattedrali nel deserto come le Vele di Calatrava e lo Stadio Flaminio e la costruzione di opere permanenti quali il villaggio olimpico a Tor Vergata con 17 mila posti letto per gli atleti che poi sarebbero stati destinati agli studenti della vicina Università ed alle famiglie dei pazienti del Policlinico di Tor Vergata.

Il budget iniziale previsto di 5,3 miliardi di euro sarebbe stato coperto per 3,2 miliardi dal Comitato Olimpico Internazionale e per 2,1 miliardi dallo Stato, senza alcun onere  a carico dell’amministrazione comunale.

Tra i vari lavori finanziati emergeva un intervento diffuso per la sistemazione della disastrata rete viaria, il completamento della Metro C e 27 altre opere da completare, già previste nel Piano regolatore generale di Roma Capitale.

Un’analisi dell’Università di Tor Vergata, coordinata dalla Facoltà di Economia, aveva stimato che i Giochi Olimpici a Roma avrebbero creato 177 mila posti di lavoro.


Ma una  visione miope, attenta solo a scantonare il “magna magna” romano del mattone, contaminata dal virus populista della prima ora ha portato al “gran rifiuto” che ha fatto perdere alla città una ricca opportunità di sviluppo. 


Non deve quindi apparire fuori contesto il tema, che in seguito torneremo ad affrontare, della qualità della futura classe politica che sarà chiamata a governare la città di Roma perché solo se la nuova classe politica avrà una visione di futuro in grado di attrarre investimenti, non sarà più piegata sulla soluzione di piccoli temi come è avvenuto negli ultimi dieci anni e abbandonerà una volta per tutte l’approccio minimalista per cui ogni autobus nuovo diventa motivo di celebrazione, Roma potrà ripartire. E potrà farlo anche senza i poteri speciali di una nuova legge ,che tutti noi vorremmo vedere approvata, ma avrà bisogno di un governo cittadino coraggioso e capace di cambiare profondamente i modelli organizzativi e di governance che si sono rivelati profondamente inadeguati. 







lunedì 24 maggio 2021

BENI CULTURALI

Si pubblica integralmente la nota unitaria inviata all’On. Ministro della Cultura Avv. Dario Franceschini, al Consigliere del Ministro per la Relazioni Sindacali Prof. Giampaolo D’Andrea, al Capo di Gabinetto Prof. Lorenzo Casini, al Segretario Generale del MiC Dott. Salvatore Nastasi, al Direttore Generale Organizzazione Dott.ssa Marina Giuseppone e al Dirigente Servizio Relazioni Sindacali  Dott.ssa Sara Conversano, con la quale abbiamo chiesto un incontro urgente:



Egregio Ministro,

nella giornata del 20 maggio u.s. abbiamo tenuto una partecipata assemblea nazionale unitaria dei delegati, RSU e RLS che fanno riferimento alle scriventi OO.SS..

Nel corso dell’assemblea sono purtroppo emerse in modo drammatico le condizioni nelle quali si trovano gli Uffici in relazione a tutto quanto riguarda le problematiche inerenti la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Purtroppo la decisione assunta dal MIC, per il tramite di una Circolare a firma del Segretario Generale, di operare per un rientro massivo dei lavoratori ha fatto emergere un quadro generale assolutamente preoccupante rispetto al mancato adeguamento, nel periodo di pandemia, delle deficienze strutturali che affliggono i luoghi della cultura e gli Uffici amministrativi. Solo per fare un elenco non esaustivo:


abbiamo Uffici, in particolare riferiti ai settori di Archivi, Biblioteche e piccoli Musei, con organici ormai non in grado di fornire un servizio adeguato all’utenza e molti dei quali a rischio concreto di chiusura dei servizi al pubblico;

-non risulta nemmeno avviata concretamente la revisione dei sistemi di sicurezza resasi oltremodo necessaria dopo la tragica vicenda di Arezzo e per la quale il Ministero aveva stanziato delle risorse specifiche;

-non risultano adeguati in gran parte dei luoghi della cultura i sistemi di video sorveglianza, l’ammodernamento dei sistemi elettrici e la carenza di organico sta producendo in alcuni casi il ricorso indiscriminato alle esternalizzazioni dei cicli di vigilanza persino in riferimento a procedure per le quali il Codice dei Beni Culturali prevede espressamente l’utilizzo del solo personale di ruolo;

il Ministero, stante la persistenza dello stato di emergenza sanitaria, non è in grado di accogliere in presenza il 70% del personale, se non derogando ai protocolli di sicurezza a loro tempo stipulati con l’Amministrazione;

sempre nel periodo di pandemia si è persa una straordinaria occasione per operare investimenti significativi rispetto alla digitalizzazione delle prassi amministrative interne, processo quanto mai necessario non solo perché funzionale alle nuove modalità di lavoro in remotizzazione, ma anche ai fini di una reale semplificazione delle procedure interne;

l’attuale ripartizione organica non riflette in gran parte il fabbisogno reale degli Uffici, sia in riferimento ai numeri previsti in particolare negli Uffici di piccole e medie dimensioni e rispetto agli investimenti organizzativi che l’attuazione della riorganizzazione comporta, che riguardo alla determinazione dei reali fabbisogni professionali occorrenti al loro funzionamento.

Come può notare non sono pochi i motivi della nostra preoccupazione e certamente non basta una Circolare per risolvere gli annosi problemi che il Ministero ha accumulato nel corso degli anni e che oggi, in concomitanza con l’esplosione dei pensionamenti, sembrano essere arrivati al punto di non ritorno. Per questo riteniamo urgente e necessario un confronto con la Direzione politica per verificare quale sia la disponibilità concreta ad affrontare queste tematiche, disponibilità che non può che partire da una opportuna revisione della percentuale imposta di personale in presenza e da impegni concreti, anche utilizzando le risorse del PNRR, per definire da subito un progetto di modernizzazione organizzativa e di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro.

Sig. Ministro, in questo periodo così difficile, tutti, ciascuno per la propria parte, siamo chiamati alla responsabilità civile e sociale ed alle scelte conseguenti se veramente si vuole dare un senso di cambiamento alla ripartenza dei servizi culturali. Il Governo, nella sua massima espressione, ha prodotto importanti accordi con le Organizzazione Sindacali, da ultimo quello che consente la riapertura delle scuole con spirito di collaborazione e confronto costruttivo. Spiace segnalare che questa, malgrado gli impegni formalmente assunti, non sembra essere la strada che ha deciso di percorrere il MIC. Ci piacerebbe essere smentiti e pertanto restiamo in attesa di un suo riscontro. In caso contrario saremo costretti ad avviare tutte le iniziative di mobilitazione e protesta previste dalla vigente normativa.

Nel restare in attesa le porgiamo distinti saluti.


FP CGIL Meloni

CISL FP Nolè - Di Stefano

UIL PA Trastulli

CONFSAL UNSA Urbino

CONFINTESA FP Zicarelli

MOBILITÀ E TRASPORTI A ROMA

 

La mobilità è tema di particolare rilevanza per la qualità della vita dei cittadini ed è certamente una delle principali questioni aperte a Roma.

Nel corso dell’ultimo decennio l’area comunale romana ha subito importanti trasformazioni quali un progressivo incremento delle attività e soprattutto un’espansione della residenzialità sia nella periferia che nei comuni limitrofi con un significativo aumento del pendolarismo.

Affrontare il problema del traffico a Roma è certamente compito impegnativo ed i numerosi piani del traffico (Put, Pgtu, Pptu, Pum) che si sono succeduti dal 1999 ad oggi hanno prospettato alcune ipotesi di lavoro che non sempre hanno trovato compimento o dato i risultati sperati. 


Il Piano della Mobilità Sostenibile del 2019 ha inquadrato in una visione globale la mobilità di medio e lungo periodo nella città di Roma, mettendo al centro le esigenze di mobilità delle persone e delle imprese, capace di offrire una migliore qualità della vita a chi la abita e la vive ogni giorno.

Tra i vari punti del piano certamente condivisibili quali l’adeguamento delle metropolitane A e B, l’ammodernamento della ferrovia Roma-Giardinetti, la creazione di un collegamento tra le metro A e C a Tor Vergata e la creazione di nuove linee tramviarie, troviamo anche alcuni progetti, che a nostro avviso meritano un approfondimento, quali la funivia Battistini-Casalotti e la funivia Magliana-Piazza Civiltà del Lavoro.


Ma prima di entrare nel merito del nuovo piano della mobilità sostenibile è  opportuno avere un quadro della situazione attuale anche per capire quante difficoltà si possono incontrare nella realizzazione di infrastrutture indispensabili per la modernizzazione del “sistema mobilità”:


- Roma ha il primato del maggior numero di auto private in circolazione che, secondo le ultime stime, arriva a 2.701.000 e cioè ad una cifra impressionante in relazione al numero di abitanti; al secondo posto troviamo Milano con circa un milione di auto in meno;

- I cittadini residenti a Roma sono 2.850.000 e quindi ci sono 1,05 macchine per ogni abitante, pari al 7% di tutte le automobili circolanti in Italia, che raggiungono il ragguardevole numero di 38.520.000;

- Circa il 30% della popolazione vive oltre il GRA (numero raddoppiato negli ultimi 20 anni anche per i costi delle abitazioni) con un appesantimento del già notevole carico sulle linee di trasporto periferiche ed un incremento del traffico pendolare;

- Oggi solo il 36% dei cittadini romani usa il mezzo pubblico mentre il 64% usa l’auto o la moto contribuendo in maniera significativa alla congestione del traffico urbano;

- Le 3 linee di metropolitane esistenti raggiungono una lunghezza totale di 58,5 chilometri contro i 220 di Parigi, i 293 di Madrid, i 460 di Londra, i 146 di Berlino, i 325 di Mosca (Milano dispone di una rete metropolitana di 101 km.);

- Il costo per la realizzazione di un chilometro di linea sfiora i 70 milioni di euro a Roma contro i 35/40 milioni di euro a Madrid ( da notare però che la profondità rispetto al piano stradale raggiunge i 28 metri a Roma contro i 10 di Madrid);

- Il trasporto di superficie, svolto da Atac, si articola su 333 linee, 5 tramvie e 1 filoviaria. Il 77% del parco vetture di Atac , con una media di età di oltre 13 anni, è alimentato a gasolio ed è addirittura euro 3 mentre solo il 23% della flotta utilizza carburante ad impatto ambientale ridotto;

- La lunghezza della rete di superficie di Roma è di 2.400 chilometri, quella di Milano di 836 km., quella di Torino di 753 km., quella di Napoli di 441 km.

- Atac SpA, di proprietà 100% Comune di Roma, perennemente sull’orlo del fallimento (soltanto 1 passeggero su 3 paga il biglietto), gestisce il servizio di trasporto pubblico con i suoi 11.200 dipendenti ed è il primo operatore della mobilità urbana in Italia. 


Questa sintetica fotografia ci invita ad una prima considerazione: se Roma ha il più alto numero di vetture private circolanti, reti di trasporto insufficienti e mezzi di trasporto inadeguati ed altamente inquinanti, sarà mai possibile raggiungere almeno una parte degli obiettivi previsti dal Nuovo Piano della Mobilità sostenibile?


Tornando alle opere previste nel Piano della mobilità sostenibile che non ci convincono in pieno, vogliamo dedicare particolare attenzione alla “funivia Casalotti- Battistini”, cavallo di battaglia della Raggi già nel 2016, per tentare di comprendere in che misura tale opera inciderà sul sistema trasportistico oggi in funzione nel quadrante nord-ovest della città.


La funivia dovrebbe correre lungo un percorso di circa 4 chilometri dal capolinea di Casalotti a quello di Battistini, con cinque stazioni intermedie, per una capacità totale di 3.600 passeggeri l’ora (le cabine potranno ospitare 10 persone) e con una frequenza di passaggio delle cabine di 10 secondi. Il tracciato di circa 4 km. è sorretto da 41 piloni, passa sopra il GRA ed attraversa i quartieri di Torrevecchia, Montespaccato e Collina delle Muse con un tempo di percorrenza complessivo di 18 minuti: costo dell’opera 109,5 milioni di euro.


Le nostre perplessità si basano principalmente sulla ridotta capacità trasportistica che non aiuterebbe in maniera significativa il decongestionamento del traffico veicolare del quadrante interessato e sull’opportunità di impegnare queste risorse per un progetto essenziale quale il prolungamento della metropolitana da Battistini a Casalotti che per buona parte del tracciato potrebbe correre in superficie.


La sindaca Raggi, che nel 2017 annunciava l’entrata in servizio della funivia nel 2021, ora annuncia che il progetto sarà inserito dal governo nel Recovery Plan e che la gara per la realizzazione partirà nel 2022 , cioè dopo le elezioni del Comune di Roma.


Stupefacente appare la risposta della Raggi su facebook ad un cittadino romano che, criticando il progetto della funivia, invitava la sindaca ad impegnare le risorse sul prolungamento della metropolitana:……”le due opere non sono incompatibili anche perché la funivia qualora non dovesse più servire si smonta e si può rimontare da un’altra parte……quindi la funivia può benissimo essere un mezzo di transizione in attesa della futura metropolitana”. 


Quando si dice avere le idee chiare!




Noi pensiamo che:


- Roma è città complessa per la presenza del parco archeologico più grande del mondo, per uno sviluppo urbanistico disordinato degli ultimi decenni, per la presenza dello Stato Vaticano, di tutti i livelli istituzionali, delle rappresentanze straniere, ecc.  ma non deve nascondersi dietro tutto ciò perché solo la realizzazione di interventi infrastrutturali, quali le reti metropolitane ed in generale la cosiddetta “cura del ferro”, possono migliorare in maniera decisa la qualità della vita dei suoi cittadini; 

- ancorchè negli ultimi anni sia emersa una coscienza più rispettosa dell’ambiente, permangono forti criticità connesse al consumo di suolo pubblico (senza un’azione decisa rivolta al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente) con dinamiche insediative e residenziali che troppo spesso si sono sviluppate senza il necessario coordinamento con il sistema della mobilità;

- dovrà essere impedito qualsiasi ulteriore insediamento residenziale e commerciale che non presenti il piano settoriale di mobilità: quali sono i collegamenti con il quadrante della città interessato, quali sono i mezzi di trasporto pubblico, quanti sono i parcheggi rispetto ai residenti, ecc.;

- il problema del traffico a Roma, tra le prime città del mondo per ore perse in strada, si potrà risolvere, almeno in parte, solo con un mix armonico di interventi pubblici e di comportamenti privati: vanno ripensati e diversificati gli orari delle attività che generano traffico (uffici, scuole, negozi, ecc.), va aumentata e migliorata l’offerta del trasporto pubblico e va limitato il traffico privato;

- la città ha bisogno di ulteriori parcheggi di scambio per facilitare il passaggio da un mezzo di trasporto privato ad un mezzo di trasporto pubblico; in una città come Roma, caratterizzata dalla predominanza del trasporto automobilistico e da un alto pendolarismo tra l’area metropolitana e quella all’interno del GRA, i parcheggi di scambio costituiscono un elemento essenziale nel governo del trasporto sostenibile e contribuiscono alla diminuzione degli impatti ambientali del traffico automobilistico favorendo la riduzione dei problemi di accessibilità e congestione della città.

- il principio di funzionamento di tali parcheggi è di limitare al perimetro più esterno       del territorio urbano l’uso del mezzo proprio e favorire nelle aree centrali il trasporto pubblico in modo che gli automobilisti in arrivo dalle periferie o dai comuni limitrofi hanno la possibilità di lasciare l’auto nei parcheggi di scambio serviti da autobus, tram, ferrovie urbane e metropolitane, che li conducono direttamente al centro città.;

- si potrebbero riesaminare ipotesi progettuali che si sono succedute negli anni, forse frettolosamente abbandonate tra cui, solo a titolo di esempio, vogliamo ricordarne uno degli anni 2000/2001, il corridoio della mobilità e cioè l’ipotesi di una metro leggera che, correndo in superficie sulla laterale di Via Cristoforo Colombo avrebbe collegato con un percorso di 9 minuti e poche fermate Tor de’ Cenci alla metro Eur. Oggi, alla luce della annunciata trasformazione della via Pontina in una sorta di autostrada e delle crescenti criticità di mobilità nel quadrante compreso tra la via Pontina e la Colombo, che risulta tra i più congestionati dell’area urbana soprattutto negli orari di punta, il corridoio della mobilità unito ad un grande parcheggio di scambio avrebbe potuto dare una risposta concreta e forse risolutiva;

- Il Progetto Tevere Navigabile, di cui si discute da oltre 30 anni, dovrà rappresentare il fiore all’occhiello della nuova amministrazione capitolina: rendere il fiume Tevere navigabile attraverso un itinerario unico al mondo che attraversa secoli di storia, porterebbe Roma al livello delle altre capitali europee come Parigi, Vienna, Budapest. Un’opera strategica ed innovativa, oggi realizzabile con i fondi del recovery plan (300 milioni di euro) che il governo invierà all’Europa, con battelli elettrici lungo un percorso di circa 60 chilometri fino al mare, a disposizione di cittadini e turisti.


domenica 23 maggio 2021

SITUAZIONE DEI RIFIUTI A ROMA

Cari amici del Blog IL TUO APPROFONDIMENTO. Come ormai è notorio, nel prossimo autunno a Roma si terranno le elezioni amministrative che dovranno indicare il nome del prossimo sindaco (o sindaca come adesso si dice), la relativa giunta nonché la composizione del Consiglio Comunale.

Il nostro Blog (parlo al plurale perché spero e lo sentiate anche vostro) è un blog di approfondimento su tematiche relative alla società, alla cultura, al lavoro, alla salute, alla scienza e alla tecnologia.

Pertanto, è pacifico che anche la politica (quella buona politica che tutti noi speriamo che esista ancora), può e deve entrare nel dibattito con scambio di opinioni che naturalmente, qualora dovessero risultare negative, aggressive, violente, razziste o sessiste, verranno immediatamente cassate.

Per il momento c’è un’Associazione, attiva a Roma, che si chiama Ripartiamo Adesso, che sta muovendosi con una serie di riflessioni su molti argomenti che riguardano la vita della Capitale.

Pertanto ho pensato di fare cosa gradita nel segnalare le varie tematiche così come mi sono state proposte, senza modifica alcuna. Starà poi a voi decidere se entrare nel dibattito o meno. 

Il primo argomento è quello dei RIFIUTI.

A tal proposito, l’Associazione si esprime in tal senso:

A Roma ci troviamo ciclicamente di fronte a un’emergenza rifiuti.

Le cause sono molteplici e principalmente riconducibili alla fragilità del sistema impiantistico che, risultando notevolmente sottodimensionato, è chiamato a lavorare sempre al massimo delle possibilità per cui alla rottura o momentanea indisponibilità anche di una sola linea il sistema collassa.

Dalla storica chiusura di Malagrotta, la più grande discarica d’Europa, sono trascorsi 6 anni che hanno prodotto il nulla: sei cambi del consiglio di amministrazione di Ama, impianti mai rinnovati e in fiamme (Salario e Rocca Cencia) e piani industriali che ci riportano indietro nel tempo, dalla teoria del “rifiuto zero” alle “nuove discariche”.

Anche il nuovo piano regionale dei rifiuti 2019/2025, che doveva rappresentare  l’occasione perfetta per correggere le carenze  individuate in passato, sembra essere poco più di un libro dei sogni sia perché la previsione di chiusura del ciclo dei rifiuti entro il 2025 presuppone che vengano realizzati impianti di trattamento, sia perché la previsione di raccolta differenziata al 70% sconta la situazione di Roma che raggiunge a stento il 42%, sia perché la riduzione dei rifiuti si scontra con la dura realtà che certifica il contrario. 

A Roma, secondo un report di Ama, esistono oltre 1.000 discariche abusive di cui 10 di grandi dimensioni che, nonostante i gravi danni ambientali, vengono tollerate per evitare che il sistema collassi ed ogni giorno vengono abbandonate in strada circa 500 tonnellate di rifiuti delle 3.000 prodotte.

La Regione Lazio produce circa 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati all’anno (di cui Roma il 58% = 1,7 milioni) che devono trovare, passando dal trattamento meccanico biologico, collocazione impiantistica e quindi termovalorizzatore o discarica ma Roma, contrariamente alle altre province, non ha un sistema di impianti capace di chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti urbani.

Il 44% dei rifiuti prodotti da Roma viaggia in tutta Italia e all’estero (solo verso l’Austria viaggiano treni colmi di 100.000 tonnellate di scarti ogni anno) con costi decisamente superiori rispetto a quelli sostenuti con il conferimento presso i nostri impianti. 


Solo per avere un’idea, il costo presso i nostri impianti è di circa 100 euro a tonnellata contro i 130 della spedizione a cui vanno aggiunti i costi del trasporto: questi vagoni attraversano le Alpi e terminano la loro corsa a Zwentendorf, vicino Vienna, dove i rifiuti vengono trattati e trasformati in “hot flue gas” fino a fornire energia elettrica a 170 mila abitazioni della bassa Austria.

Comunque, seppur dopo anni di polemiche tra Comune di Roma e Regione Lazio, si era finalmente giunti all’individuazione di Monte Carnevale quale sito per allestire la discarica di servizio necessaria al funzionamento del sistema ma un esposto alla Procura della Repubblica, che ha aperto un fascicolo sulla decisione contraddittoria della Giunta capitolina (che strano!) con il sospetto che lo scenario si sia evoluto a vantaggio di privati, ha nuovamente bloccato la procedura  e  gli arresti delle ultime ore hanno portato alla revoca della delibera con conseguenze negative facilmente prevedibili: è il gioco dell’oca!

Un’ultima nota di colore riguarda la flotta aziendale Ama che presenta notevoli criticità dovute per lo più alla vetustà dei mezzi in servizio e che raggiunge appena una disponibilità giornaliera del 60%; se a questa criticità si sommano i passaggi per la raccolta diradati perché non c’è capienza negli impianti di trattamento il quadro appare drammaticamente completo, altro che i proclami della Raggi: raggiungeremo l’obiettivo della raccolta differenziata al 70% entro il 2021.

Purtroppo il tema “rifiuti di Roma” è stato più volte ospite anche di prestigiose testate giornalistiche internazionali, qualche anno fa una giornalista della Bbc trasmettendo un servizio da Campo dei Fiori, tra scatoloni vuoti e sacchi di spazzatura, affermò: questo posto ha un problema di rifiuti, è difficile da credere ma questo posto è Roma, una delle città più belle del mondo.

Il prossimo Sindaco sarà chiamato ad assumere decisioni forti, che non potranno accontentare tutti i cittadini, perché i cittadini vogliono che il problema venga si risolto ma che l’eventuale impianto sia comunque lontano da casa loro e questa è la prima causa che ha sempre condizionato il decisore politico. 

Il Sindaco del fare, come lo vogliamo chiamare, dovrà quindi prestare più attenzione alla soluzione dei problemi e meno agli interessi elettorali per diventare il regista del nuovo film “la grande bellezza” dopo la Raggi, regista del film “la grande monnezza.”


Noi pensiamo:


- i rifiuti debbono essere tema di sicurezza nazionale, per cui il Governo dovrà adottare un provvedimento per obbligare le Regioni a completare il sistema impiantistico per il riciclo e il riuso dei rifiuti urbani e speciali per far si che ogni regione diventi autosufficiente entro un tempo ben definito.

- Il Governo dovrà assegnare alle Regioni un termine di 6 mesi per aggiornare il piano dei rifiuti indicando quanti e quali impianti necessitano per chiudere il ciclo rifiuti e raggiungere l’autosufficienza.

- I Comuni interessati entro 3 mesi devono localizzare l’area o le aree per realizzare i nuovi impianti e diventare autosufficienti.

- non sono ammesse deroghe e/o ritardi da parte delle amministrazioni locali se non per casi eccezionali non prevedibili ed eventuali ricorsi non bloccano le procedure.

- le gare per la realizzazione degli impianti devono avere una procedura celere anche in deroga alla normativa vigente.

- se alle rispettive scadenze indicate la regione o i comuni non ottemperano a quanto richiesto, il governo nomina un Commissario con poteri che scavalcano quelli della regione o dei comuni.

- potrebbe essere comunque opportuna la nomina di un Commissario per i rifiuti estraneo alla politica in modo da superare gli interessi elettorali, le criticità e le lungaggini burocratiche.



sabato 15 maggio 2021

IL RADIESTESISTA

Cosa accomuna un funzionario statale con un Maresciallo dei Carabinieri in pensione, una violinista e una serie di omicidi?

Forse poco o forse tutto specie se il funzionario statale è un sensitivo e appassionato di radiestesia.

Italo Mannini, il protagonista, si sveglia sovente in preda a incubi nel corso dei quali assiste impotente a dei crimini efferati.

Si tratta di incubi di un realismo impressionante e riguardano prevalentemente omicidi che poi vengono confermati nei giorni successivi dai mass media.

Deciso a fare chiarezza, si immerge nella ricerca della verità con l’ausilio di un pendolo in quanto è un esperto radiestesista.

Naturalmente non fa mistero di quello che gli accade al suo amico Gennaro Scognamiglio, Maresciallo dei Carabinieri da poco collocato a riposo.

Le ricerche radiestesiche di Italo riescono a portare interessanti elementi che però vengono presi con scetticismo dal Capitano dei Carabinieri Luigi De Girolamo, che sta effettuando le indagini, al quale si rivolge presentato proprio dal suo amico Gennaro.

Nel frattempo la vita di Italo scorre nella sua quotidianità tra il lavoro, il bellissimo rapporto con la sua collega Martina, il suo cagnolino Carletto, la palestra e la donna dei suoi sogni, Lara.

 

Questo è il terzo libro scritto da Stefano Innocentini (i precedenti sono DENTRO LA TANA DEL LUPO e L’ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO) ed è in vendita su Amazon sia in formato cartaceo che Kindle.

Dopo averlo acquistato e letto, sarà gradita una positiva recensione.

 

domenica 7 febbraio 2021

La relazione nella coppia e nella famiglia

 


relazione nella coppia e nella famiglia

 

"La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda, e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore".

                                                    (San Giovanni Paolo II)

In questo momento desidero offrire degli spunti di riflessione sul valore della famiglia e della relazione nella coppia e nella famiglia.

Parto dalla mia esperienza personale come consulente familiare a Roma che si occupa del singolo, della coppia e della famiglia.

Il lavoro del consulente familiare è quello di aiutare la persona ad esplorare il suo mondo per individuare le risorse necessarie e certamente presenti in lui/lei, idonee ad uscire dallo stato di disagio, malessere e confusione ed essere capace di riprogettarsi in modo nuovo.

Non a caso il consulente familiare è definibile anche come un facilitatore del processo di crescita della persona.

La vita è un intreccio di rapporti, alcuni buoni, altri cattivi. Grazie a queste relazioni si superano lo stadio infantile, le difficoltà dell'adolescenza e ci si incammina verso la maturità.

Nella relazione nella coppia e nella famiglia, la relazione fa conoscere la sconfitta, insegna a sopportare la perdita e a vincere la paura, aiuta a sradicare il timore di amare. Sono ancora oggi la maggior fonte di stimolo, mantengono l'uomo aperto, curioso e desideroso di imparare dal cambiamento.

Tutti abbiamo bisogno uno dell'altro. Ma se i rapporti falliscono non vuol dire che si è malvagi o avere aspettative non realistiche. Una relazione è positiva se incoraggia una crescita ottimale del corpo, della mente e dello spirito.

Se un legame diventa distruttivo, mette a repentaglio la dignità, impedisce di crescere, deprime e demoralizza in continuazione, anche se si è tentato in tutti i modi di impedirne il fallimento, forse necessita di una più profonda riflessione.

Essere uniti significa essere due entità in intimità tra loro, con la propria unicità. L'amore è interazione dinamica, vissuta in ogni attimo della vita, è possibile donarlo solo spontaneamente, con un atto di chiara volontà.

L'altro non è una entità fisica o una "cosa" da comprare, né d'altro canto l'amore può essere imposto oppure estorto. Amore vuol dire fiducia, un amore pronto ad accogliere tutto ciò che gli viene offerto, l'amore che esige una contropartita porta con se il dolore.

Si ama perché si vuole amare, perché amare dà gioia, perché si sa che dall'amore dipende la scoperta e la realizzazione di se stessi.

L'uomo che crede in sé nutre fiducia anche negli altri. Il potenziale dell'amore è sconfinato.

Pertanto non sorprende che si incontrino delle difficoltà nell'esprimere un sentimento profondo e complesso come l'amore. All'uomo riesce arduo tradurre in parole ciò che prova.

L'amore è paziente e sa attendere, ma è un'attesa non uno status passivamente remissivo, poiché si offre incessantemente in un rapporto di scambio e di reciproca rivelazione.

L'amore è spontaneo e implora di potersi esprimere attraverso la gioia, la bellezza, la verità. Perfino attraverso le lacrime. L'amore esige libertà, è un libero scambio di dare e avere.

Tuttavia l'amore necessita di libertà anche per crescere ed evolversi. Ogni individuo che si realizzi attraverso l'amore trova una via personale e soggettiva per concretarlo ed esprimerlo; ma non si può costringere l'altro a seguire lo stesso percorso.

Al contrario, si deve esortare a trovare la propria strada. Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi. Possiamo donare agli altri solamente ciò che possediamo in proprio.

Non possiamo dare ciò che non abbiamo appreso e sperimentato di persona. Amare noi stessi non si traduce in una visione egocentrica e ossessiva della propria realtà. Amare noi stessi significa avere a cuore la propria persona, provare nei confronti di se stessi interesse, rispetto, giusta attenzione.

L'uomo ama se stesso quando si vede nella sua realtà, quando mostra di apprezzare ciò che vede, ma soprattutto quando vive come una sfida esaltante la prospettiva di ciò che è in grado di diventare.

È solo una sana relazione che permette di sviluppare le potenzialità insite in ognuno di noi e anche nella famiglia è centrale l’instaurarsi di una sana relazione.

Nel mio lavoro di consulente familiare oggi, sempre più, mi trovo ad ascoltare genitori che vivono un disagio con il proprio figlio con cui non riescono più a comunicare, a rapportarsi e molto spesso mi chiedono “Cosa devo fare?” “Come bisogna comportarsi?” “Cosa è giusto?” “Cosa è sbagliato?”, nella speranza che esista un modello ideale di genitore, che si possa apprendere, al quale conformarsi per avere la garanzia che il proprio figlio diventi quell’adulto perfetto tanto desiderato e magari per sentirsi dei genitori perfetti.

È importante precisare che non esiste il “genitore perfetto” ma una persona che si è impegnata il più possibile in questo “mestiere” e che ha fatto tutto ciò che ha potuto per essere efficace nei suoi intenti educativi. Essere genitori significa considerare il proprio figlio come una persona distinta e separata, con la propria personalità, identità, con il proprio mondo, i propri bisogni e pensieri.

Ecco perché è importante accompagnare, seguire e sostenere con amore la crescita del proprio figlio senza sostituirsi a lui ma lasciandolo libero di crescere e maturare autonomamente e divenire adulto.

Un buon genitore è colui che sa ascoltare, aspettare, che sa amare il proprio figlio e coglierlo nella sua diversità anche se non corrisponde alle sue aspettative, ai suoi desideri.

La famiglia pur essendo formata da più individui e tutti con la propria specifica e distinta personalità, è al tempo stesso unità inscindibile, è un insieme in cui le capacità del singolo, e quindi la sua personalità irripetibile, sono fondamentali, ma devono contribuire alla riuscita di un risultato comune.

La famiglia è il luogo dei sentimenti e il risultato risiede nello stare bene insieme, avere una sana relazione.

Può capitare che proprio i genitori neghino una relazione come modalità per punire: la mamma quando il figlio piccolo non ubbidisce gli distoglie lo sguardo, non lo ascolta, non gli parla interrompendo così la relazione.

È proprio nella relazione che il ragazzo si confronta, si identifica, conosce, apprende, impara osservando. Don Bosco diceva “Non basta che amiate i ragazzi, occorre che si sentano amati”.

Non è possibile educare i figli se prima non si crea una relazione con loro e una relazione si stabilisce solo quando si conosce l’altro e si conosce l’altro solo quando lo si ascolta, lo si comprende. L’uomo è un essere relazionale.

Egli di fatto nasce, cresce e si sviluppa solo se è in relazione, è una dimensione indispensabile che permette all’uomo di mettersi in rapporto con sé, con gli altri, con il mondo e con Dio.

Si può dire che la famiglia è uno spazio relazionale vitale e fondamentale per l’essere umano. Nella crescita di un bambino sano, ciò che conta è la qualità del rapporto che i genitori hanno con lui, la centralità è la relazione fra le figure genitoriali ed il bambino che cresce.

Dott.ssa Angela Sgambati

(Psicologa e Consulente Familiare)

sabato 23 gennaio 2021

L' ULTIMA BATTAGLIA DI UN ARDITO

Chi erano gli Arditi? In quale contesto storico sono stati creati e quali erano i loro compiti? 

Sono stati così determinanti nel corso delle due guerre mondiali? E ancora, si può morire a soli venticinque anni falciato da una raffica di mitragliatrice a guerra ormai terminata? 

La Battaglia di Monte Casale si sarebbe potuta evitare? E come? 

A queste e altre domande l’autore cerca di rispondere prendendo spunto dall’eroico sacrificio di suo zio Erigo Benedetti, un Ardito deceduto in battaglia il pomeriggio del 30 aprile 1945 e decorato con la medaglia d’Argento al Valore Militare alla Memoria. 

Suo zio morì proprio nella battaglia di Monte Casale ed ebbe il tempo, prima di spirare, di lanciare un ultimo forte grido: “Viva l’Italia”.