Affrontare il problema del traffico a Roma è certamente compito impegnativo ed i numerosi piani del traffico (Put, Pgtu, Pptu, Pum) che si sono succeduti dal 1999 ad oggi hanno prospettato alcune ipotesi di lavoro che non sempre hanno trovato compimento o dato i risultati sperati.
Il Piano della Mobilità Sostenibile del 2019 ha inquadrato in una visione globale la mobilità di medio e lungo periodo nella città di Roma, mettendo al centro le esigenze di mobilità delle persone e delle imprese, capace di offrire una migliore qualità della vita a chi la abita e la vive ogni giorno.
Tra i vari punti del piano certamente condivisibili quali l’adeguamento delle metropolitane A e B, l’ammodernamento della ferrovia Roma-Giardinetti, la creazione di un collegamento tra le metro A e C a Tor Vergata e la creazione di nuove linee tramviarie, troviamo anche alcuni progetti, che a nostro avviso meritano un approfondimento, quali la funivia Battistini-Casalotti e la funivia Magliana-Piazza Civiltà del Lavoro.
Ma prima di entrare nel merito del nuovo piano della mobilità sostenibile è opportuno avere un quadro della situazione attuale anche per capire quante difficoltà si possono incontrare nella realizzazione di infrastrutture indispensabili per la modernizzazione del “sistema mobilità”:
- Roma ha il primato del maggior numero di auto private in circolazione che, secondo le ultime stime, arriva a 2.701.000 e cioè ad una cifra impressionante in relazione al numero di abitanti; al secondo posto troviamo Milano con circa un milione di auto in meno;
- I cittadini residenti a Roma sono 2.850.000 e quindi ci sono 1,05 macchine per ogni abitante, pari al 7% di tutte le automobili circolanti in Italia, che raggiungono il ragguardevole numero di 38.520.000;
- Circa il 30% della popolazione vive oltre il GRA (numero raddoppiato negli ultimi 20 anni anche per i costi delle abitazioni) con un appesantimento del già notevole carico sulle linee di trasporto periferiche ed un incremento del traffico pendolare;
- Oggi solo il 36% dei cittadini romani usa il mezzo pubblico mentre il 64% usa l’auto o la moto contribuendo in maniera significativa alla congestione del traffico urbano;
- Le 3 linee di metropolitane esistenti raggiungono una lunghezza totale di 58,5 chilometri contro i 220 di Parigi, i 293 di Madrid, i 460 di Londra, i 146 di Berlino, i 325 di Mosca (Milano dispone di una rete metropolitana di 101 km.);
- Il costo per la realizzazione di un chilometro di linea sfiora i 70 milioni di euro a Roma contro i 35/40 milioni di euro a Madrid ( da notare però che la profondità rispetto al piano stradale raggiunge i 28 metri a Roma contro i 10 di Madrid);
- Il trasporto di superficie, svolto da Atac, si articola su 333 linee, 5 tramvie e 1 filoviaria. Il 77% del parco vetture di Atac , con una media di età di oltre 13 anni, è alimentato a gasolio ed è addirittura euro 3 mentre solo il 23% della flotta utilizza carburante ad impatto ambientale ridotto;
- La lunghezza della rete di superficie di Roma è di 2.400 chilometri, quella di Milano di 836 km., quella di Torino di 753 km., quella di Napoli di 441 km.
- Atac SpA, di proprietà 100% Comune di Roma, perennemente sull’orlo del fallimento (soltanto 1 passeggero su 3 paga il biglietto), gestisce il servizio di trasporto pubblico con i suoi 11.200 dipendenti ed è il primo operatore della mobilità urbana in Italia.
Questa sintetica fotografia ci invita ad una prima considerazione: se Roma ha il più alto numero di vetture private circolanti, reti di trasporto insufficienti e mezzi di trasporto inadeguati ed altamente inquinanti, sarà mai possibile raggiungere almeno una parte degli obiettivi previsti dal Nuovo Piano della Mobilità sostenibile?
Tornando alle opere previste nel Piano della mobilità sostenibile che non ci convincono in pieno, vogliamo dedicare particolare attenzione alla “funivia Casalotti- Battistini”, cavallo di battaglia della Raggi già nel 2016, per tentare di comprendere in che misura tale opera inciderà sul sistema trasportistico oggi in funzione nel quadrante nord-ovest della città.
La funivia dovrebbe correre lungo un percorso di circa 4 chilometri dal capolinea di Casalotti a quello di Battistini, con cinque stazioni intermedie, per una capacità totale di 3.600 passeggeri l’ora (le cabine potranno ospitare 10 persone) e con una frequenza di passaggio delle cabine di 10 secondi. Il tracciato di circa 4 km. è sorretto da 41 piloni, passa sopra il GRA ed attraversa i quartieri di Torrevecchia, Montespaccato e Collina delle Muse con un tempo di percorrenza complessivo di 18 minuti: costo dell’opera 109,5 milioni di euro.
Le nostre perplessità si basano principalmente sulla ridotta capacità trasportistica che non aiuterebbe in maniera significativa il decongestionamento del traffico veicolare del quadrante interessato e sull’opportunità di impegnare queste risorse per un progetto essenziale quale il prolungamento della metropolitana da Battistini a Casalotti che per buona parte del tracciato potrebbe correre in superficie.
La sindaca Raggi, che nel 2017 annunciava l’entrata in servizio della funivia nel 2021, ora annuncia che il progetto sarà inserito dal governo nel Recovery Plan e che la gara per la realizzazione partirà nel 2022 , cioè dopo le elezioni del Comune di Roma.
Stupefacente appare la risposta della Raggi su facebook ad un cittadino romano che, criticando il progetto della funivia, invitava la sindaca ad impegnare le risorse sul prolungamento della metropolitana:……”le due opere non sono incompatibili anche perché la funivia qualora non dovesse più servire si smonta e si può rimontare da un’altra parte……quindi la funivia può benissimo essere un mezzo di transizione in attesa della futura metropolitana”.
Quando si dice avere le idee chiare!
Noi pensiamo che:
- Roma è città complessa per la presenza del parco archeologico più grande del mondo, per uno sviluppo urbanistico disordinato degli ultimi decenni, per la presenza dello Stato Vaticano, di tutti i livelli istituzionali, delle rappresentanze straniere, ecc. ma non deve nascondersi dietro tutto ciò perché solo la realizzazione di interventi infrastrutturali, quali le reti metropolitane ed in generale la cosiddetta “cura del ferro”, possono migliorare in maniera decisa la qualità della vita dei suoi cittadini;
- ancorchè negli ultimi anni sia emersa una coscienza più rispettosa dell’ambiente, permangono forti criticità connesse al consumo di suolo pubblico (senza un’azione decisa rivolta al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente) con dinamiche insediative e residenziali che troppo spesso si sono sviluppate senza il necessario coordinamento con il sistema della mobilità;
- dovrà essere impedito qualsiasi ulteriore insediamento residenziale e commerciale che non presenti il piano settoriale di mobilità: quali sono i collegamenti con il quadrante della città interessato, quali sono i mezzi di trasporto pubblico, quanti sono i parcheggi rispetto ai residenti, ecc.;
- il problema del traffico a Roma, tra le prime città del mondo per ore perse in strada, si potrà risolvere, almeno in parte, solo con un mix armonico di interventi pubblici e di comportamenti privati: vanno ripensati e diversificati gli orari delle attività che generano traffico (uffici, scuole, negozi, ecc.), va aumentata e migliorata l’offerta del trasporto pubblico e va limitato il traffico privato;
- la città ha bisogno di ulteriori parcheggi di scambio per facilitare il passaggio da un mezzo di trasporto privato ad un mezzo di trasporto pubblico; in una città come Roma, caratterizzata dalla predominanza del trasporto automobilistico e da un alto pendolarismo tra l’area metropolitana e quella all’interno del GRA, i parcheggi di scambio costituiscono un elemento essenziale nel governo del trasporto sostenibile e contribuiscono alla diminuzione degli impatti ambientali del traffico automobilistico favorendo la riduzione dei problemi di accessibilità e congestione della città.
- il principio di funzionamento di tali parcheggi è di limitare al perimetro più esterno del territorio urbano l’uso del mezzo proprio e favorire nelle aree centrali il trasporto pubblico in modo che gli automobilisti in arrivo dalle periferie o dai comuni limitrofi hanno la possibilità di lasciare l’auto nei parcheggi di scambio serviti da autobus, tram, ferrovie urbane e metropolitane, che li conducono direttamente al centro città.;
- si potrebbero riesaminare ipotesi progettuali che si sono succedute negli anni, forse frettolosamente abbandonate tra cui, solo a titolo di esempio, vogliamo ricordarne uno degli anni 2000/2001, il corridoio della mobilità e cioè l’ipotesi di una metro leggera che, correndo in superficie sulla laterale di Via Cristoforo Colombo avrebbe collegato con un percorso di 9 minuti e poche fermate Tor de’ Cenci alla metro Eur. Oggi, alla luce della annunciata trasformazione della via Pontina in una sorta di autostrada e delle crescenti criticità di mobilità nel quadrante compreso tra la via Pontina e la Colombo, che risulta tra i più congestionati dell’area urbana soprattutto negli orari di punta, il corridoio della mobilità unito ad un grande parcheggio di scambio avrebbe potuto dare una risposta concreta e forse risolutiva;
- Il Progetto Tevere Navigabile, di cui si discute da oltre 30 anni, dovrà rappresentare il fiore all’occhiello della nuova amministrazione capitolina: rendere il fiume Tevere navigabile attraverso un itinerario unico al mondo che attraversa secoli di storia, porterebbe Roma al livello delle altre capitali europee come Parigi, Vienna, Budapest. Un’opera strategica ed innovativa, oggi realizzabile con i fondi del recovery plan (300 milioni di euro) che il governo invierà all’Europa, con battelli elettrici lungo un percorso di circa 60 chilometri fino al mare, a disposizione di cittadini e turisti.
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