giovedì 30 maggio 2019

I PIACERI DELLA TAVOLA: POLPETTE A BRURICEDDU

I PIACERI DELLA TAVOLA

A cura di Elisabetta Giannini

POLPETTE A BRURICEDDU

Ingredienti (4 persone):
300 gr. di ceci secchi;
300 gr. di carne di vitello macinata; 60 gr. di caciocavallo;
3 cucchiai di pangrattato; 1 ciuffetto di prezzemolo; 1 uovo;
2 carote;
1 costa di sedano;
1,2 l di brodo di carne; olio di oliva extravergine; sale e pepe.

Procedimento:

La sera prima mettete in ammollo i ceci. Il giorno dopo riducete le carote e il sedano a pezzetti e fateli ammorbidire in un ampia casseruola con un filo d’olio. Versate il brodo e cuocete per almeno 1 ora e mezza, o finche i ceci saranno morbidi. A fine cottura aggiustate di sale.
Nel fra tempo mescolate la carne di vitello con l’uovo, il pangrattato, il formaggio grattugiato e il prezzemolo tritato. Regolare di sale e pepe e formate con le mani circa 24 polpettine poco più grandi di una noce.
Quando la zuppa sarà pronta, tuffate le polpettine nel brodo bollente e fatele cuocere 10-15 minuti. Servitele calde, completando a piacere con altro prezzemolo, caciocavallo e una manciata di pepe.

RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA: I FIGLI DEL FIUME GIALLO

Jia Zhangke, già acclamato auto- re di “Al di là delle montagne” e del Leone D’Oro per “Still Life”, continua nel suo nuovo film la ricerca sui cambiamenti della Ci-na. 
Il film si apre nel 2001 e si chiude nel 2018; racconta la storia di Qiao una ballerina innamorata di un gangster, Bin (interpretato da Liao Fan), che, trovandosi coinvolta in un combattimento tra bande locali, per difenderlo spara un colpo di pistola. 
Per questo finirà cinque anni in carcere, la detenzione delle armi è proibita. Dopo il suo rilascio Qiao cercherà Bin per riprendere la sua vita con lui ma niente è rimasto come prima.
In questo lasso di tempo la Cina ha continuato ad attraversare trasformazioni epiche e drammatiche, sentiamo cosa dice il regista:” Ho immaginato una donna nata e cresciuta nella mia città natale, in una regione mineraria nel nordovest della Cina. Il suo nome è Qiaoqiao (“Qiao” come diminutivo) e si innamora di un tizio appartenente al jianghu. 
Il loro tormentato amore sarebbe stato l'inizio della storia. Nel 2006, raggiungono l'età matura e l'uomo parte per la regione delle Tre Gole. Lei lo segue, ma il loro rapporto si è incrinato”….” 
Ho preso a prestito il titolo  cinese del film JIANGHU ERNÜ (“Figli e figlie del Jianghu”) dall'ultimo progetto di Fei Mu, il maestro del cinema cinese attivo negli anni 1930 e 1940”. Il titolo cinese dice quasi tutto. La coppia del film vive ai margini della società. Sopravvive sfidando l'ordine sociale convenzionale: un mondo di individui che osano sfidare l'ordine costituito e che vivono secondo i principi morali della bontà e dell'ostilità, dell'amore e dell'odio.
Jia Zhangke ha utilizzato scene girate negli anni; all’inizio l’interessante inquadratura delle persone sull’autobus ha addirittura un formato diverso e ben ci immette nel 2001; anche alcune scene di paesaggi nella parte centrale del film sono state precedentemente girate dal regista e inserite per mostrare un’epoca che non esiste più, per regalarci uno spaccato reale dei cambiamenti avvenuti in circa un ventennio.
Film lento, che lascia l’amaro in bocca, cresce nei giorni a venire e s’insinua sotto pelle. Non sarà che non solo la Cina ha fatto cambiamenti “disumani” ? La società, in genere, costringe a ritmi e tempi che non fanno stare bene. Tutti rincorriamo qualcosa di cui forse non abbiamo un reale bisogno.
Non possiamo che essere d’accordo coll’importante regista: “Non siamo in grado di separarci dai nostri legami emotivi, dai nostri amori, dai nostri ricordi e dalle nostre abitudini che ci impediscono di volare alto. Questi legami sono come la forza di gravità che ci inchioda sulla terra e ci preclude la possibilità di andare nello spazio. Una forza di gravità emotiva che ci mantiene saldamente legati ai nostri rapporti sociali e ci impedisce di andarcene liberamente. E quando lottiamo per liberarci, il risultato si riflette nella nostra dignità di esseri umani”. La pellicola, allora si riavvolge su se stessa per torna- re alle visioni e ai luoghi prece- denti: la donna ora è padrona del locale dove in passato primeggia- va Bin, ma non funziona così: l’amore nasce dall’essere se stessi.
Forse Qiao, interpretata dalla grande attrice Zaho Tao, che nel 2012, è stata protagonista del film di Andrea Segre IO SONO LÌ ( vincendo il David di Donatello come Miglior attrice protagonista, premio attribuito per la prima volta ad una attrice) sta anche  ad impersonare la donna che non ha saputo emanciparsi secondo una propria visione del mondo, senza seguire le orme inappropriate, in questo caso proprio sbagliate, del maschio. 
A Qiao, uscita di prigione, si presenta una alternativa, ma lei non la coglie, non coglie l’opportunità di cambiare per un ostinato orgoglio, secondo il quale deve dimostrare ad altri di diventare quello che immagina che farà loro piacere.

Antonella D’Ambrosio